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Unire, decisioni affrettate mina vagante per l’ippica

Ernesto Cazzaniga*

Mi corre l’obblico di parlare di alcune cosette interne alla dirigenza Unire che, a mio avviso, se non discusse in tempo potrebbero pregiudicare il buon lavoro fatto sino ad oggi in favore dell’ippica. In una riunione tecnica presieduta da Ennio Morriconi, abbiamo avuto da parte dello stesso alto dirigente alcune enunciazioni che non esitiamo a definire sorprendenti e le motivazioni addotte per queste decisioni, francamente ci paiono inconsistenti, pretestuose e strumentali. Ecco l'incipit: occorre intervenire per moralizzare il settore ed anche per equiparare i regolamenti delle corse al trotto e al galoppo. Pertanto l'Unire assumerà una determinazione con la quale a partire dall'anno prossimo la concessione dei colori di scuderia sarà subordinata al fatto che il richiedente la concessione abbia almeno un reddito di 35.000 euro. Io non faccio la parte di colui che attacca e basta, come ad esempio Maurizio Mattii, noto polemista, ma mi limito a dare una soluzione, anche se potrebbero sorgere dubbi di legittimità. Si potrebbe ovviare al problema con una fidejussione bancaria di 3.000 euro (o anche di 5.000 euro) a favore dell'Unire, che servirebbe a coprire varie spese insolute per dare credibilità all'ambiente tutto (iscrizioni a pagamento, box, piccole fatture di fornitori). Ma sono ancora convinto che l'unica cosa davvero sensata sarebbe lasciare tutto allo stato attuale. Alle giuste e varie reazioni dei partecipanti, tra cui il presidente dell'associazione proprietari trotto, Vincenzo Mauro, vi è stato da parte dello stesso Morriconi, in un confuso argomentare, che la motivazione addotta era, tra le altre che il galoppo già effettua una discriminazione di questo tipo da sempre e quindi noi del trotto dobbiamo adeguarci per effetto della norma che vuole l'omogeneizzazione tra i vari regolamenti. Alle nostre richieste di chiarimenti del tipo: ma allora le società di capitale o di persone che chiedono concessione di colori, quali requisiti economici debbono avere. Risposta: scena muta o farfugliamenti senza senso. Appare evidente come in un caso del genere si creerebbe una disparità di trattamento che l'ente pubblico non può avallare. Andiamo avanti, e chiediamo formalmente a questo punto, al dirigente in questione, dal momento che più volte si era fatto scudo con la necessità di dovere adottare questa norma, pertanto sottoposto a imprescindibili doveri. Allora chiediamo: come può giustificare il fatto che un rappresentante di un ente pubblico avalli la divisione delle provvidenze all'allevamento al 50% tra trotto e galoppo, in presenza di una ormai da anni consolidata divisione del 60 e 40% del montepremi? Chiediamo inoltre, sempre alla sua sensibilità di amministratore pubblico, come possa avallare la divisione del montepremi il 60 e 40%, senza una verifica, oggi possibile al centesimo, tra il prodotto dal trotto e dal galoppo? Chiediamo inoltre come possa non urtare la sua sensibilità di amministratore pubblico il fatto che le provvidenze all'allevamento, elargite al galoppo per poco più di 1.500 nati (contro oltre quattromilacinquecento al trotto), non abbiamo mai creato dei dubbi sulla loro legittimità ai fini di una corretta corrispondenza delle regole comunitarie, e non siano altro che un aiuto di Stato (al galoppo), non autorizzato dalle norme comunitarie, che non lo dimentichi, l'integerrimo amministratore pubblico, hanno forza di legge, e non sono vaniloqui al vento, come molte volte capita quando si parla di cose che non si conoscono. Tornando all'argomento dei 35.000 euro, inoltre vorrei aggiungere che mi risulta che la norma di cui si parla, per quanto attiene al galoppo (15.

000 euro) non sempre viene applicata: forse vige la regola che per gli amici le regole si interpretano e per i nemici si applicano? Vorrei chiudere questo argomento con una domanda: ma chi difende il complesso e delicato sistema che sovrintende al funzionamento di settori delicati e complessi come il nostro da certe cervellotiche decisioni? Anche questa volta credo, dovremo appellarci al nostro ministro, il quale da persona di grande buonsenso e capacità, saprà sicuramente risolvere questa piccola tempesta in un bicchiere d'acqua.
* presidente dell’Anact (Associazione nazionale allevatori del cavallo trottatore)

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