Roma - A.A.A. Giovani docenti e ricercatori cercansi per svecchiare il ministero dell’Università e progettare il futuro del Paese. Richieste idee veramente nuove, esclusi perditempo.
Non è una boutade ma la chiamata alle armi del ministro Mariastella Gelmini, pronta a invitare al ministero «i giovani docenti e ricercatori a partecipare ad un grande concorso di idee e ad aiutarmi a rendere realtà le idee migliori». L’ipotesi allo studio è quella di farsi inviare i profili dei giovani professori, accompagnati dalle loro proposte di innovazione, che verranno poi selezionate dal ministero stesso. Nella sua audizione alla commissione Cultura di Montecitorio, presieduta da Valentina Aprea, il ministro ha chiarito da dove intende partire per riportare gli atenei italiani e la nostra ricerca a livelli di eccellenza.
Prima di tutto nuove regole di reclutamento per professori e ricercatori. «Occorre una verifica nazionale di idoneità, riconosciuta da parte della comunità scientifica nel suo complesso», spiega la Gelmini. Dunque ripristino di concorsi a livello nazionale, in modo da evitare baronie e Dynasty accademiche con le cattedre che passano di padre in figlio come feudi medievali.
Una volta ottenuto il riconoscimento di idoneità, attraverso una selezione nazionale, si entrerà in una lista dalla quale i singoli atenei potranno attingere sulla base di propri criteri di valutazione. Si creerà in tal modo un doppio filtro. Nelle liste di idonei dovranno essere compresi, attraverso regole di riconoscimento dei titoli internazionali, anche studiosi che lavorano all’estero, siano essi italiani o stranieri.
Sarà il merito poi a incidere sullo stipendio dei docenti come annunciato nel settore scuola. «Il contratto nazionale fisserà soltanto la retribuzione di base - spiega il ministro -. Il resto sarà frutto di una trattativa tra atenei, docenti e ricercatori fondata su criteri meritocratici».
Una buona notizia poi per i dottorandi, che proprio ieri sono scesi in piazza a Roma improvvisandosi lavavetri per protesta, invocando l’incremento delle borse già promesso nella scorsa legislatura. «Abbiamo reso operante l’emendamento del senatore Giuseppe Valditara (Pdl) che prevede l’aumento di 240 euro mensili per le borse di dottorato», annuncia la Gelmini. In questo modo le borse dovrebbero salire dagli attuali 800 euro mensili a poco più di mille.
Fondamentale poi rivedere il sistema di valutazione. La Gelmini ricorda come il governo Prodi abbia istituito l’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione, che non è ancora diventata operativa a causa dei rilievi avanzati sia dal Consiglio di Stato sia dalla Corte dei conti. «Occorre rivedere la disciplina dell’Anvur, concepita come una costosissima struttura ad alto tasso di burocrazia e rigidità - osserva il ministro -. Pensiamo invece a un sistema integrato di valutazione che vincoli il finanziamento pubblico ai risultati».
Alla valutazione “dall’alto” la Gelmini vuole aprire ad una
valutazione “dal basso” da parte di studenti e genitori. Tutti gli atenei, inoltre, dovranno pubblicare in Internet i dati relativi alla produzione scientifica e anche al tasso di occupazione degli studenti dopo la laurea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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