Un’università migliore? Basta eliminare gli stipendi inutili

Se lo scopo dell’ente è ricercare, insegnare, produrre, spesso le spese di gestione ordinaria ar­rivano all’ 80% e quelle per la ricerca e la produzio­ne al 20%

Un’università migliore? Basta eliminare gli stipendi inutili

Lo Stato italiano ha un enorme debito. Come ridurlo? Tagliando le spese. Ma queste so­no fatte quasi totalmente di stipendi, posti di lavo­ro. Io sono stato due volte rettore di università e due volte presidente di istituzioni pubbliche. E ogni volta ho lottato per impedire che crescessero le spese per il person­ale amministrativo e si riducessero quelle per le attività specifiche dell'en­te. Se lo scopo dell’ente è ricercare, insegnare, produrre, spesso le spese di gestione ordinaria ar­rivano all’ 80% e quelle per la ricerca e la produzio­ne al 20%.

È stupefacente vedere come prolifera una struttura burocratico-amministrativa. Creando tipologie, settori, gerarchie, dipendenti, moduli, mansioni, procedure,sistemi di controllo. Alla fi­ne quello che prima si faceva in un giorno si fa in sette e dove occorrevano due persone ne occor­rono dieci.

Vi sono poi campi ancora più difficili come la ricerca scientifica perché la maggioranza delle grandi scoperte viene fatta da pochissime perso­ne, in pochi istituti. Le immense organizzazioni di ricerca che coinvolgono migliaia di ricercatori spesso producono poco, mentre la concezione ri­voluzionaria magari la fa un oscuro personaggio in un modesto laboratorio. Ed è costui che biso­gnerebbe identificare, portare in un grande cen­­tro, finanziare ma, proprio perché è un inventore originale, pochi lo capiscono. In ogni caso il pro­gresso scientifico lo realizza sempre un piccolo gruppo di scienziati affiatati o una «scuola» costi­tuita da un maestro coi suoi allievi, con le giuste attrezzature e il minimo di amministrazione.

Anche le imprese capaci di battersi sul merca­to internazionale hanno spesso una direzione e una amministrazione agile e, in compenso, otti­mi centri di ricerca, ottimi direttori di prodotto, ottimi venditori. Tutto il contrario di certe amm­i­nistrazioni pubbliche locali dove pensano solo a creare continuamente posti di lavoro. Ma se le cose stanno così, nessun governo po­trà mai fare i tagli necessari per ridurre il debito pubblico. Perciò tutti i governi d’ora in poi do­vrebbero impegnarsi perlomeno per non far cre­scere l’apparato amministrativo dovunque e in tutte le sue forme.

E, nello stesso tempo, identifi­care quali sono i settori produttivi che arricchi­scono il Paese, liberandoli dal peso dell’ammini­strazione con la sua lentezza, i suoi controlli, i suoi arbitri, i suoi ricatti, la sua ignoranza.

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