Università, al via la riforma: "Più meritocrazia"

Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge per la riforma universitaria presentato dal ministro dell’Istruzione. Stop ai "fondi a pioggia, finanziamenti agli atenei virtuosi". Gelmini: "E' una riforma coraggiosa"

Università, al via la riforma: "Più meritocrazia"

Roma - Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge per la riforma universitaria presentato dal ministro dell’Istruzione, Gelmini. Lo riferiscono fonti ministeriali. Il Consiglio dei ministri ha anche approvato il decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali.

Gelmini: "Disegno di legge coraggioso"
"È un disegno di legge coraggioso che vuole affrontare i problemi dell’università". Lo afferma il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, sul ddl di riforma del sistema universitario. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sottolinea: "Quella dell’università è una grande riforma, molto impegnativa. È stato trovato un equilibrio tra modello continentale e quello americano, con prevalenza del modello continentale. È stato anche raggiunto un equilibrio tra Stato, regioni ed università".

Novità per i ricercatori È una riforma dell’università dai contenuti decisamente importanti. La linea di demarcazione rispetto all’attuale modello accademico è tracciata da una nuova ripartizione dei fondi ministeriali per sovvenzionare gli atenei: grazie alla quale il governo intende dire addio ai sovvenzionamenti a pioggia per fare largo all’assegnazione dei fondi solo alle università più virtuose; viceversa per quelle che chiuderanno i bilanci in rosso si prospetta il blocco dei finanziamenti ma anche delle assunzioni di nuovi docenti e ricercatori. Il testo del disegno di legge potrebbe presentare alcune novità rispetto a quanto già noto. Una delle novità è stata annunciata ieri dal ministro Gelmini durante la registrazione del Maurizio Costanzo Show: la riforma "perché favorirà innanzitutto i ricercatori: rimanere tali fino a 60 anni non è giusto. La riforma servirà anche ad andare in loro soccorso per evitare questo".

Premi agli atenei virtuosi
Nel disegno di legge è previsto infatti che ai ricercatori venga rinnovato il contratto solo per un periodo limitato, superato il quale dovranno necessariamente approdare alla carriera di docenti associati. In caso contrario saranno costretti ad abbandonare la carriera universitaria. Del resto, tutte le novità contenute nel nuovo regolamento "per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca, ad iniziare dai 525 milioni di euro pari al 7% del cosiddetto "Fondo ordinario, si riconducono ad una parola chiave: meritocrazia. Per determinare la graduatoria delle università migliori il Miur ha già reso noti i parametri di riferimento: la qualità dell’offerta formativa e i risultati dei processi formativi; la qualità della ricerca scientifica; la qualità, l’efficacia e l’efficienza delle sedi didattiche. Determinante sarà lo `spessore delle pubblicazioni realizzate da docenti e ricercatori, oltre che il livello delle lezioni svolte in aula: i due terzi del fondo ordinario saranno assegnati, non a caso, in base alla qualità della ricerca e un terzo in base alla qualità della didattica. Per chi non si adeguerà, limitandosi a svolgere didattica ed esami, scatterà il dimezzamento dello scatto biennale di stipendio e l’impossibilità di accedere a livelli di docenza superiori. Per docenti e ricercatori diventerà indispensabile realizzare pubblicazioni, sotto forma di libri, ma anche di articoli scientifici, il cui grado di qualità verrà comunque verificato ogni due anni da un’apposita Anagrafe nazionale (aggiornata con periodicità annuale da parte dello stesso Miur).

La produttività scientifica sarà determinante: "coloro che nel precedente triennio non abbiano effettuato pubblicazioni scientifiche (...) sono esclusi - si legge nel nuovo regolamento - dalla partecipazione alle commissioni di valutazione".

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