Gli uomini sono soltanto animali in doppiopetto

Il problema della violenza in Marx, Freud e altri intellettuali pessimisti

Gli uomini sono soltanto animali in doppiopetto
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Interrogarsi sulla violenza implica interrogarsi sulla natura umana, sulla società e sulla Storia. Senza alcuna pretesa di completezza, sarebbe impossibile, indichiamo qualche pensatore, a parte Girard, che riecheggia nel libro Il momento straussiano (Liberilibri) di Peter Thiel. Partiamo, arbitrariamente, da Karl Marx. La violenza non è un problema individuale ma storico e sociale. È il frutto dei rapporti economici: lo Stato stesso detiene il monopolio della violenza per mantenere il potere. Nel Manifesto del partito comunista, Marx scrive che "la violenza è la levatrice di ogni vecchia società incinta di una nuova". Le rivoluzioni nascono dalla necessità di spezzare un sistema ingiusto e creare un nuovo tipo di società. La violenza è dunque parte di un processo storico. Le idee di Marx trovano oggi un sostenitore spesso premiato dal successo di vendite. Il filosofo sloveno Slavoj iek, in Violence: Six sideways reflections, distingue tra violenza soggettiva quella che vediamo: aggressioni, delitti, guerre e violenza oggettiva o sistemica, che è più subdola: disuguaglianze sociali, discriminazioni, sfruttamento economico. Concentrarsi solo sulla violenza visibile rischia di ignorare le strutture che la rendono possibile. Per iek, per combattere davvero la violenza bisogna guardare oltre il singolo gesto e interrogarsi sulle cause profonde.

Molto diversa la interpretazione di Sigmund Freud, espressa in particolare nel saggio Il disagio della civiltà. La violenza si nasconde nell'inconscio. Oltre alla pulsione di vita (Eros), che ci spinge ad amare e creare legami, esiste la pulsione di morte (Thanatos), che scatena aggressività e desiderio di distruzione. La civiltà nasce per controllare questa forza distruttiva, ma il prezzo da pagare è alto: repressione, frustrazione e, a volte, nuove esplosioni di violenza, all'apparenza insensate.

Per Thomas Hobbes, nel Leviatano, la violenza è una tendenza naturale dell'uomo. Senza regole, vivremmo in uno "stato di natura" dove ciascuno teme e aggredisce l'altro. La vita, in questo stato, sarebbe "solitaria, povera, cattiva, brutale e breve". Per uscire da questa condizione, gli uomini creano lo Stato il Leviatano che detiene il monopolio della forza e mantiene l'ordine. La pace, quindi, nasce dalla paura e dal controllo.

Nietzsche guarda la violenza con occhi diversi. Per lui, alla base della vita c'è la "volontà di potenza": una spinta che può essere distruttiva, ma anche creativa. Nella Genealogia della morale, il filosofo critica la "morale degli schiavi", che condanna ogni forma di aggressività e celebra la debolezza. La violenza, se guidata dalla volontà di potenza, rompe vecchi schemi e costruisce nuovi valori. Quando invece viene repressa, si trasforma in risentimento e autodistruzione.

Steven Pinker va controcorrente. Il declino della violenza: perché quella che stiamo vivendo è probabilmente l'epoca più pacifica della storia, titolo autoesplicativo, è stato anche un bestseller. Pinker propone una tesi provocatoria: la violenza, in realtà, è in calo storico. Non che il mondo sia diventato buono, ma oggi, statisticamente, si uccide e si muore meno di un tempo. Il saggio spinge a ragionare sui fattori che hanno reso le società più pacifiche: istituzioni più stabili, istruzione diffusa, cultura dei diritti. È un libro che sposta lo sguardo dalla singola atrocità alla tendenza storica. In Italia uscì per Mondadori nel 2013. Ma regge di fronte alle guerre in Ucraina e in Medio Oriente?

E la narrativa? Si rischia di perdersi nel mare delle proposte. Per questo suggeriamo un solo autore, James Ballard. Alla fine della sua carriera, lo scrittore inglese pubblicò quattro romanzi (i migliori sono il primo, Cocaine Nights, 1996, e l'ultimo, Regno a venire, 2006) in cui la violenza è protagonista.

Una violenza strana, inattesa, che si manifesta negli ordinati quartieri residenziali. Dietro a una società all'apparenza addormentata, batte il cuore dell'animale chiamato uomo. E l'animale presto chiederà indietro le sue prerogative da predatore.

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