Los Angeles - Non si accontentava di uccidere. Prima di farlo sceglieva con cura le proprie vittime, tutte donne. Le fotografava - o comunque le individuava attraverso delle foto che si procurava in qualche modo - e conservava gli scatti in casa. Poi entrava in azione, per soddisfare il proprio desiderio maniacale. La polizia di Los Angeles sospetta che Rodney Alcala, il serial killer oggi 66enne condannato a morte già tre volte, possa aver ucciso in totale 130 persone, oltre alle 30 ragazze che ha confessato di aver eliminato. Per scoprirlo, scrive il Los Angeles Times, gli agenti hanno deciso di pubblicare sul web un centinaio di foto di ragazze che Alcala, fotografo dilettante, conservava nella sua abitazione. La polizia spera che qualcuno possa riconoscere queste persone e identificarle. Gli inquirenti sospettano che il serial killer abbia immortalato le ragazze prima di ucciderle per poi conservare le loro foto come macabri souvenir.
Vinse premio in tv Le foto trovate in casa di Alcala ritraggono giovani donne e ragazzine ancora non identificate che potrebbero essere state vittime di Rodney, meglio conosciuto negli States con il nomignolo "Dating Game Killer", per aver vinto nel 1970 una puntata di un gioco televisivo della Abc molto popolare negli States, che si chiamava appunto "Dating game", la versione Usa di un format nato in Inghilterra. La speranza è che il pubblico possa riconoscere queste persone e identificare la loro identità, in modo da fornire alla Polizia maggiori informazioni sull’ attività omicida di Alcala.
Rito macabro Gli inquirenti sospettano infatti che la mente malata di Rodney lo abbia spinto a fotografare le ragazze prima di ammazzarle e conservare le loro foto come tragici souvenir. "Ora il nostro obiettivo - ha annunciato il procuratore generale Matt Murphy - è dare un nome a questi volti nelle foto e scoprire se hanno solo posato per Rodney o sono state vittime di questo sadico assassino, capace di inaudibili atti di orrore".
Terza condanna a morte Nel frattempo Alcala, dai lunghi capelli grigi e gli occhialini da professore, ha ricevuto l’ennesima sentenza di condanna a morte, la terza, dalla Corte di Orange County, per l’assassinio nel 1979 di una dodicenne e di quattro ragazze uccise tra il ’77 e il ’78 nella zona di Seattle e di New York. Lo hanno inchiodato, anche stavolta, le sue tracce di Dna e le impronte digitali trovate sui corpi delle vittime.
La sfida alla corte Anche stavolta, come accaduto negli altri processi, Alcala, vantandosi di un quoziente d’intelligenza 160 degno di un genio, non s’è affidato a un
avvocato ma ha preferito difendersi da solo. Rivolgendosi ai giurati ha chiesto loro di salvarlo dall’ennesima condanna alla pena capitale. Se mi condannerete a morte, ha detto Rodney, diventerete anche voi dei killer.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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