Rodolfo Parietti
da Milano
Più posti di lavoro, meno disoccupazione: è questo lo slogan che da ieri va ripetendo il presidente Usa George W. Bush, grazie ai 211mila nuovi posti creati in marzo e a un tasso di senza-lavoro sceso dal 4,8 al 4,7%. Insomma: il sentore di un rallentamento delleconomia, da molti temuto ma di cui mancano ancora le prove, non cè.
Bush ha ieri parlato di «rinascita» economica, ricordato come il più 3,5% di crescita del pil nel 2005 costituisca un unicum nel panorama dei Paesi più industrializzati, attribuendo ai tagli fiscali varati dalla sua amministrazione il merito di aver dato slancio ulteriore allespansione economica e rinvigorito il mercato del lavoro, al 31º mese consecutivo di crescita (con 5,1 milioni di nuovi posti in più nel periodo). E visto che lAmerica continua a trascinarsi il problema del deficit federale, nonostante lobiettivo di dimezzarne lammontare entro il 2009, Bush ha minacciato di esercitare il diritto di veto sulla legge di bilancio se il Congresso non porrà un tetto alle spese.
Il presidente Usa non ha invece commentato in alcun modo gli articoli di stampa secondo i quali il segretario al Tesoro, John Snow, sarebbe in bilico e pronto a essere sostituito con lamministratore delegato di Goldman Sachs, Henry Paulson. Snow, pur restando abbottonato come si conviene in queste circostanze, ha invece dichiarato ai cronisti che la propria permanenza al Tesoro dipenderà dallesito «di una conversazione privata con il presidente degli Stati Uniti», ma ha sottolineato di essere rimasto molto colpito dalle parole di Bush che lo ha definito «un membro prezioso della mia amministrazione».
Il buon momento congiunturale è una boccata dossigeno per Bush, al centro delle polemiche per il Cia-gate e al minimo dei consensi popolari. Il positivo andamento delloccupazione potrebbe però fornire alla Federal Reserve il pretesto per continuare anche dopo maggio ad alzare i tassi, attualmente al 4,75%. Alcuni autorevoli esponenti della banca centrale americana hanno di recente sottolineato che un tasso di disoccupazione ben al di sotto del 5% potrebbe preludere a spinte inflazionistiche sul versante salariale. Non a caso, ieri leuro si è ulteriormente indebolito scendendo fino a quota 1,2125 dollari in seguito alla diffusione dei dati sul mercato del lavoro. La moneta unica continua inoltre a risentire delle parole con cui il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha sgretolato giovedì scorso le attese per un rialzo dei tassi nella riunione del mese prossimo.
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