Usa, accordo difficile per evitare il default

Barack Obama prova a forzare il blocco repubblicano per evitare l’onta di costringere Washington ad ammettere la bancarotta. Il problema immediato per gli Stati Uniti è alzare il tetto del debito fissato per legge a 14.300 miliardi di dollari, anche se le Borse sperano in un piano di austerity più severo e capace di sventare definitivamente il rischio del contagio (il maggior creditore degli Usa è la Cina) dopo che l’Europa ha trovato la coesione per stanziare gli altri 100 miliardi di euro necessari a «saldare» i conti della Grecia. Ieri pomeriggio a Washington è saltata la mediazione bipartisan con i leader, repubblicani al Congresso e democratici al Senato. Niente di fatto dunque prima dell’apertura delle Borse asiatiche. Gli Usa si espongono agli incerti del mercato e della speculazione.
John Boehner, speaker repubblicano al Congresso, ha rimandato a oggi il summit del suo partito per avanzare una proposta. Mentre il presidente, nella notte, ha studiato il suo piano in un faccia a faccia con Henry Reid e Nancy Pelosi (rappresentanti democratici al Senato e alla Camera). Che potrebbe essere la proposta Reid: tagli per 2.400 miliardi di dollari in 10 anni e un aumento del tetto del debito della stessa entità.
A svelare il pressing di Obama sui repubblicani è stato il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner: l’economia americana è debole, non cresce «quanto vorremmo» e il tasso di disoccupazione resta elevato. Lo choc del default potrebbe quindi fare scivolare il Paese in una nuova recessione con effetti catastrofici, ha proseguito il custode dei conti pubblici Usa, avvertendo che nel secondo trimestre è peraltro già «possibile» un rallentamento della crescita, sebbene la seconda metà dell’anno «dovrebbe essere migliore».
Il limite invalicabile per la Casa Bianca è il 2 agosto, perché a quel punto i fondi pubblici sarebbero sostanzialmente esauriti, ma Obama vorrebbe sottoporre alla Camera il documento dell’accordo già oggi, così da dimostrare agli investitori che il Paese ha la forza per liberarsi dallo scacco della speculazione: le «polizze» (credit default swap) che proteggono contro il crac degli Usa costano di più di quelle equivalenti per l’Indonesia. Per onorare i debiti solo in agosto Washington deve trovare circa 300 miliardi. E intanto Wall Street, per ogni evenienza, starebbe studiando un nuovo piano d’emergenza per mettere al sicuro le banche.
A invitare repubblicani e democratici a trovare una soluzione di medio periodo è stato lo stesso Geithner: la cosa più importante «è scongiurare la minaccia del default per i prossimi 18 mesi», ha detto il capo del Tesoro Usa, affrettandosi a definire comunque «impensabile» la prospettiva di un crac del Paese. Il braccio destro di Obama ha quindi bocciato la proposta avanzata dallo speaker della Camera, l’avversario repubblicano John Boehner, che vorrebbe intervenire sul debito in maniera limitata (accanto a 1.000 miliardi di tagli)per poi tornare a ritoccare il tetto in un secondo momento nel 2012: «Quello che non si può fare, perché sarebbe irresponsabile, è lasciare la minaccia di un default sull’economia americana per un lungo periodo».

L’intera partita resta in realtà ostaggio della battaglia politica in corso tra i democratici e i repubblicani, che minacciano di fare saltare la stessa riforma sanitaria che è stata il baluardo della campagna elettorale di Obama. Ora la parola torna alle Borse.

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