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Usa dominatori con l’«antidoping generation»

Da Gatlin alla Felix, da Wariner alla Williams. Figli di un’America che ha detto «no» al doping

Usa dominatori con l’«antidoping generation»

nostro inviato a Helsinki

Quante facce nuove. Beata gioventù, dicono gli americani. Beati americani, dice il resto del mondo. Il mondiale si è chiuso lasciando negli occhi quella parata a stelle e strisce somigliante alle feste americane del giorno del ringraziamento. Squadra dove l’uomo non ha perso il bastone del comando (tranne nella staffetta) ma la donna aiuta a mantenere il potere. Il team Usa ha rischiato di doppiare le altre potenze in quanto a medaglie (in totale 25) ed è stata l’unica squadra, fra quelle dominanti, in cui il raccolto femmina (dieci) non abbia superato quello maschio (quindici). Dietro di loro Russia, Etiopia, Francia, Svezia si sono fatte belle con le loro belle.
Ma la forza Usa non deriva solo da questa capacità di raccogliere con uomini e donne, quanto dalla facilità del suo rinnovarsi. Da anni non affioravano tanti nomi nuovi, giovani e con la faccia pulita. Dopo la crociata di Bush contro il doping è riaffiorata la mentalità del meno doping e più lavoro. Non solo talento, ma grande forza dai college che hanno ricominciato ad addestrare atleti di valore, nonostante la difficoltà a distoglierli da football, basket e baseball. Però gli sport professionistici non sempre l’hanno spuntata. Jeremy Wariner, il Michael Johnson bianco, viene dal football. Walter Davis, triplista 26enne, si è sganciato dal basket. Wallace Spearmon, uno dei due «bambinoni» trattati come in caserma dalla vecchia guardia Usa, ha provato basket e football, per due anni, prima di decidere che la sua vita era velocità pura. Ai «pentiti» si aggiungono le nuove leve, o quasi: Lauryn Williams, topolino della velocità femminile definita, dopo il successo nei 100, «The Miami Hurricane»; Tianna Madison, ventenne farfallina del salto in lungo, una delle tre stelle dell’Ohio dopo Susan Nash e Jesse Owens. Poi ci sono quelli con i nomi da predestinati: Tyson Gay, uno dei quattro moschettieri dei 200, e Bryan Clay, professione superman, ovvero decathleta. I due big dei 400 ostacoli: Kerron Clement, il Moses pasticcione, e Bershawn Jackson, uomo d’oro di 22 anni, nato a Miami, che corre sempre con una fascia sulla fronte in ricordo del padre. Tutta gente che galleggia fra la classe ’82 e la classe ’85. Facce baby che ritroveremo spesso sul podio fino a Pechino 2008, gente cresciuta in famiglie che li ha educati al rispetto dello sport e di se stessi. Storie diverse da quelle del ghetto.
E gli americani hanno trovato anche la coppia più bella del mondo: Justin Gatlin e Allyson Felix, fidanzati quasi nascosti con tre medaglie d’oro in due: lui nei 100 e 200, lei nei 200.

Per ora la coppia più veloce e più felice del pianeta.

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