Usa e Ue: compromesso sul nucleare di Teheran

L’uranio sarà processato in Iran, ma l’arricchimento dovrebbe avvenire in Russia

Indietro tutta. La nuova parola d’ordine di Stati Uniti e Unione Europea sul nucleare iraniano è il compromesso. Fino a pochi giorni fa la politica della fermezza escludeva un ritorno al negoziato se Teheran non avesse congelato le attività nucleari riprese ad agosto e rinunciato all’arricchimento dell’uranio. Una politica ribadita durante la recente polemica con il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Da martedì tutto è cambiato. La svolta è arrivata dopo un incontro al Dipartimento di Stato tra il padrone di casa signora Condoleezza Rice e il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’egiziano Mohammed El Baradei. Nella riunione la Rice ha dato il via libera, a nome di Usa ed Europa, a un piano che consentirà all’Iran di processare l’uranio nei propri laboratori se il trattamento finale verrà poi svolto in un laboratorio russo. La prassi delegherebbe a Mosca il controllo sul livello di arricchimento impedendo così agli iraniani di portarlo ai livelli necessari per la produzione ordigni nucleari.
I primi a rifiutare il compromesso, fanno però notare fonti europee, potrebbero essere gli iraniani. Per farlo avrebbero due ottime ragioni. La prima, più volte ribadita esplicitamente, è la pretesa di un totale controllo sul processo di produzione per evitare futuri condizionamenti politico economici. La seconda, implicita, non ammissibile e basata sui peggiori sospetti, è quella di voler in verità produrre materiale fissile per ordigni atomici.
La proposta di compromesso divide sia l’Amministrazione americana sia i partner europei. Il compromesso, secondo i suoi critici, farebbe perdere la faccia a Europa e Usa che, oltre a uscire sconfitti dal braccio di ferro, non si garantirebbero alcun effettivo controllo sul materiale nucleare. «Se gli iraniani, come sospettiamo, hanno già dei centri segreti per l’arricchimento – spiegava una fonte europea anonima - le partite di uranio destinate agli armamenti si fermeranno lì mentre in Russia arriveranno solo quelle ufficiali».
La proposta affidata a El Baradei sarebbe comunque già a Teheran e la risposta, secondo i termini stabiliti a Washington, dovrebbe arrivare entro due settimane. L’Iran, insomma, deve prendere o lasciare prima della riunione del direttivo dell’Aiea convocato per fine novembre a Vienna. Originariamente la riunione doveva segnare la scadenza dell’ultimatum per il deferimento dell’Iran al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
In verità le consultazioni con gli altri Paesi membri del direttivo Aiea hanno fatto capire a Stati Uniti e a europei di avere le mani legate.

Russia, Cina e una serie di Paesi non allineati minacciavano di bocciare il deferimento dell’Iran rendendo ancor più vistosa la sconfitta del blocco occidentale. Un “no” di Teheran dopo il passo indietro occidentale legittimerà, invece, i peggiori sospetti facilitando il raggiungimento di un accordo per la denuncia al Consiglio di Sicurezza.

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