Usa, la paura del terrorismo in casa

Il caso di Wesam El-Hanafi, 34 anni, e il suo presunto complice, Sabirhan Hasanoff, 33, arrestati due giorni fa a New York con l'accusa di essersi assunti l'incarico presso referenti yemeniti di dare ad Al Qaida una struttura moderna e informatizzata. Sono due agiati "colletti bianchi"

Usa, la paura del terrorismo in casa

Roma - Poche ore prima che a Times Square, nel cuore di Manhattan, venisse sventato l' attentato che avrebbe potuto fare una strage, l'America ha scoperto che non solo cresce la lista dei jihadisti nati e cresciuti nel suo seno, ma che il radicalismo islamico non si nutre solo della povertà dei ghetti o dell'immigrazione di prima generazione, ma si nasconde potenzialmente anche dietro colletti bianchi, negli uffici di Downtown Manhattan.

Camicie eleganti, gemelli ai polsi, buoni lavori come esperti informatici, famiglie borghesi a Brooklyn: Wesam El-Hanafi, 34 anni, e il suo presunto complice, Sabirhan Hasanoff, 33, arrestati due giorni fa a New York con l'accusa di essersi assunti l'incarico presso referenti yemeniti di dare ad Al Qaida una struttura moderna e informatizzata, incriminati ieri da un giudice federale in Virginia, per la stampa americana sono il "nuovo volto" del terrore Made in Usa.

Hanifi, scrive il New York Daily Mail, aveva lavorato al colosso bancario Lehman Brothers; Hasanoff, 33 anni, alla Princewaterhouse Coopers (PwC), società di consulenza e revisione per le imprese. "Schemi simili si trovano anche in altri Paesi. Prima entrano (nel network del terrore) le classi marginali. Poi, quando le cose si fanno più complesse, la causa la raccolgono i colletti bianchi", dice il deputato repubblicano newyorkese Peter King al NY Daily News. "Sono interessanti da reclutare perché più difficili da individuare e possono muoversi più agevolmente", aggiunge il politico.

Ma quello del terrorista benestante e dal volto pulito è solo l'ultima faccia della Jihad "Made in the Usa", che dopo l'11 settembre 2001 ha conosciuto un crescendo, secondo il NY Daily News, che "dà alla minaccia (terroristica) una prospettiva terrificante". Dopo l'arresto nel 2002 di José Padilla che voleva creare una bomba "sporca", ci sono stati, fra l'altro, i casi del camionista, Lyman Faris, che voleva far saltare il ponte di Brooklyn; di James Alshafay che voleva far saltare Herald Square station a New York; di quattro che volevano attaccare l'aeroporto di Los Angeles; di Michael Reynolds, che progettava di far saltare una raffineria di petrolio nel Wyoming; di sette che nel 2005 progettavano di far saltare la Sears Tower di Chicago; di Colleen Rose, che ha adottato il nome Jihad Jane.

L'ultimo caso, in settembre, quello degli afghani americani guidati da Najibullah Zazi, di Denver, che progettava attentati kamikaze nella metro di Manhattan. "Conta gli arresti di El-Hasabi e Hasanoff - scrive il NY Daily News - come un'altra vittoria delle forze antiterrorismo Usa, ma non dormire tranquillo, perché il nemico è determinato e sparpagliato fra di noi".

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