Gli Usa riconoscono il Kosovo indipendente Ue: ogni Paese decide

Continua il braccio di ferro tra il governo di Belgrado e Pristina. Pressing di Mosca sull'Onu: "Invalidi la risoluzione". Ma l'America riconosce il Kosovo come "Stato sovrano". Pronte a farlo anche Italia, Germania e Francia. Proteste e manifestazioni in tutta la Serbia

Gli Usa riconoscono 
il Kosovo indipendente 
Ue: ogni Paese decide

Belgrado - Mentre il mondo si divide davanti all'indipendenza kosovara, la Serbia è scossa da forti scontri. E' di 47 tra feriti e contusi il bilancio dei tafferugli avvenuti ieri sera e nella notte a Belgrado fra manifestanti che protestavano contro la secessione unilaterale della provincia a maggioranza albanese del Kosovo e la polizia serba.

Belgrado fra odio e intolleranza Gli incidenti di Belgrado hanno avuto come epicentro l’ambasciata degli Stati Uniti - accusati con l’Unione Europea di aver sponsorizzato l’indipendenza kosovara - dove alcune centinaia di attivisti nazionalisti, ma soprattutto di tifosi ultrà del Partizan e dello Stella Rossa si sono scontrati con la polizia cercando, invano, di rompere un cordone di sicurezza. La protesta si è poi sparpagliata in città e singoli gruppi hanno preso di mira obiettivi simbolici come i fast food della catena americana McDonald’s (uno di essi è stato danneggiato nel centro della capitale, mentre episodi analoghi sono avvenuti anche a Novi Sad e a Subotica, in Vojvodina) o come il supermercato Mercaotor: di proprietà di una società della Slovenia, Paese che la presidenza di turno dell’Ue. Non sono mancati neppure tentativi di rappresaglia degli ultrà contro pattuglie della polizia e attacchi contro cameramen o fotografi, prima che la situazione tornasse alla normalità.

Proteste e manifestazioni in tutta la Serbia Il ministero degli Interni a Belgrado ha annunciato di aver avviato la procedura per incriminare il primo ministro del Kosovo, Hashim Thaci, il presidente, Fatmir Sejdu, e il presidente del parlamento, Jakup Krasniqi, per "proclamazione di un falso Stato sul territorio della Serbia". Intanto, proteste e manifestazioni hanno invaso in tutta la Serbia. A Belgrado, dove migliaia di studenti sono scesi in strada, l’ambasciata turca e un ristorante della catena Mcdonald’s sono stati bersagliati da lanci di pietre. A parte questi episodi, la protesta nella capitale si è svolta in maniera pacifica e ha avuto il sostegno del rettore dell’Università, Branko Kovacevic. È partita dalla Facoltà di Giurisprudenza e da quella di Filosofia. Nell’anfiteatro della facoltà di Legge, gli studenti hanno dato al via alla protesta con un minuto di silenzio dedicato "alla scomparsa" del diritto internazionale e delle Nazioni Unite. Poi, indirizzandosi agli studenti, il decano Mirko Vasiljevic ha detto di "avere speranza e fede nella resurrezione del diritto internazionale". Sempre nella capitale serba, nella Cattedrale di San Sava la Chiesa ortodossa ha invitato i cittadini a partecipare a una messa per "la salvezza del popolo serbo in Kosovo". Gli studenti sono scesi in piazza anche a Bor e a Loznica, mentre a Nis in strada sono scesi i reduci dei conflitti degli anni Novanta.

Tadic a New York Il presidente serbo Boris Tadic è partito per New York per partecipare alla nuova riunione del Consiglio di Sicurezza Onu sul Kosovo, dopo che quella di ieri si è chiusa senza trovare un accordo. Tadic, sostenuto dalla Russia, intende esprimere la sua ferma opposizione alla proclamazione unilaterale d’indipendenza, sostenuta da una parte dei paesi occidentali. Aleksander Botsan-Kharcienko, vice direttore del dipartimento europeo del ministero degli esteri russo, ha infatti invitato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, a esprimere chiaramente la sua posizione sulla proclamazione unilaterale di indipendenza da parte del Kosovo: "ci aspettiamo che il capo della missione Onu in Kosovo invalidi la risoluzione del parlamento di Pristina".

La posizione della Casa Bianca Gli Stati Uniti hanno riconosciuto ufficialmente il Kosovo "come stato sovrano e indipendente" Lo ha dichiarato il segretario di Stato, Condoleeza Rice, indicando che Stati Uniti e Kosovo "stabiliranno relazioni diplomatiche" che serviranno a "rafforzare i legami speciali di amicizia" tra i due paesi. La dichiarazione della Rice è stata diffusa a Washington in un comunicato del Dipartimento di Stato mentre il segretario di Stato si trova in Kenya. Il presidente Bush farà un commento ufficiale sul Kosovo domani, ha indicato la casa Bianca. In un'intervista alla Nbc il presidente Usa aveva osservato che i kosovari "adesso sono indipendenti", e la portavoce Dana Perino aveva precisato che la frase "significa che i kosovari hanno dichiarato la loro indipendenza". La Rice ribadisce che Washington "appoggia il piano dell’inviato speciale Onu Martti Athisaari e collaborerà con i suoi partner internazionali per porlo in atto". Il segretario di Stato nota che il caso Kosovo è sui generis e "non può essere visto come un precedente per altre situazioni nel mondo oggi". Quanto alla Serbia la Rice prende l’occasione per ribadire l’amicizia con Belgrado, "un alleato in due guerre mondiali". "Invitiamo la Serbia a lavorare con gli Stati Uniti e i nostri alleati per raggiungere obiettivi condivisi come la protezione dei diritti, la sicurezza, la cultura della comunità serba del Kosovo".

Ue: ogni Stato deciderà per sé Ogni Paese membro della Ue deciderà "in base alle sue leggi e secondo il diritto internazionale", se e come procedere al riconoscimento del Kosovo dopo la dichiarazione di indipendenza fatta ieri. Questa è la decisione comune comunicata dal presidente di turno del Consiglio Ue, lo sloveno Dimitri Rupel, al termine del Consiglio Affari Generali tenutosi oggi a Bruxelles, affermando in accordo "l’unità dell’Europa". In realtà, l'Eurogruppo non riesce a trovare un accordo comune.

Se da una parte la Spagna avverte che non appoggerà lo strappo del Kosovo, dall'altra ci sono i governi di Berlino, Parigi e Roma che si dicono pronti ad avvallare l'indipendenza di Pristina. Ancora incerta la posizione della Gran Bretagna che sembrerebbe tuttavia disposta a concedere il riconoscimento.

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