Cronaca locale

Un usuraio su due è donna Record fra le extracomunitarie

Indagine della Camera di Commercio. Interessi fino al 45 per cento

Daniela Uva

Nell’immaginario comune è un uomo di mezza età cinico e freddo che, chiuso nella propria tana, aspetta le sue vittime contando il denaro accumulato. In pochi penserebbero che oggi gli usurai siano in gran parte donne, molto spesso extracomunitarie. Pensionate, collaboratrici domestiche, impiegate. Ma anche casalinghe che aiutano i propri mariti operando come intermediatrici.
L’usura è ancora una piaga sociale, un fenomeno lontano dall’essere debellato. Perché è un reato subdolo, che colpisce famiglie e imprese in condizioni economiche disperate, e si basa su un complesso rapporto fra vittima e carnefice: un mix di gratitudine, complicità e paura di ritorsioni fisiche. Secondo uno studio della Camera di commercio di Milano (in collaborazione con il Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale), l’usura è un fenomeno costante, che ha subito una trasformazione in seguito all’entrata in vigore della legge 108 del 1996. È aumentato il numero di donne implicate (40 per cento), specialmente straniere, in particolare filippine (29 per cento).
È stata, quindi, annunciata l’istituzione di un tavolo anti usura al quale parteciperanno Comune, Provincia, Regione, Prefettura, associazioni di categoria e Associazione bancaria italiana. Insomma, un modello di «governance integrata», che dovrebbe partire entro la fine di luglio con la prima riunione. Una risposta all’appello del prefetto Bruno Ferrante, per il quale «occorre un patto fra sistema bancario e associazioni di categoria, per puntare alla prevenzione del fenomeno» e del presidente della Provincia, Filippo Penati, che auspica la creazione di un «osservatorio che crei una rete fra le istituzioni e indichi le strategie per combattere l’usura».
La ricerca della Camera di commercio ha preso in considerazione i fascicoli della Procura di Milano relativi al periodo compreso fra il 1999 e il 2002. Nel capoluogo lombardo sono stati avviati 40 procedimenti penali. Di questi 24 si sono conclusi con condanne che hanno coinvolto 35 usurai. Sono persone che operano in modo autonomo (51,5 per cento) o in piccoli gruppi (22,9 per cento), applicando tassi di interesse compresi fra il 7 e il 45 per cento al mese. Più raramente agiscono coperti da società finanziarie o all’interno di organizzazioni criminali. Entrano in contatto con i «clienti» per conoscenza diretta o attraverso l’intermediazione di complici.

Le vittime possono essere divise in due categorie: piccoli imprenditori, artigiani e commercianti già protestati e in crisi di liquidità (diffusi al Centro-Nord), e famiglie indebitate o impossibilitate ad accedere ai normali canali di credito (al Sud).

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