«V TUMANE»

V tumane, Nella nebbia, di Sergei Lornitsa, è un film di guerra dove si è tutti sconfitti e nessuno è innocente. Nella Bielorussia occupata dai nazisti, c’è chi collabora, chi cerca di non mischiarsi, chi resiste, piccoli sabotaggi in segno di sfida. Quattro dei sabotatori vengono presi, tre impiccati, l’ultimo lasciato libero. Non ha né tradito né accettato di spiare per il nuovo potere, ma nel paese nessuno gli crede e lui sa che quella liberazione è in realtà una morte a credito. Prima o poi qualcuno verrà a saldare il conto. Lo fanno due partigiani, uno è un suo amico d’infanzia, ma mentre l’esecuzione sta per essere portata a termine, c’è un’imboscata tedesca, l’ex amico viene ferito e Sushenya, il «traditore», se lo carica sulle spalle per portarlo in salvo. L’altro partigiano superstite ha, lui sì, una spiata alle spalle, ma nessuno lo sa perché non ha lasciato superstiti. Dovrebbe essere il garante di quel comportamento generoso, e invece resta diffidente, non riesce a spiegarselo. Così Sushenya è consapevole che nessuno gli crederà, perché intanto anche l’amico che avrebbe dovuto essere il suo giustiziere e il suo salvacondotto, è morto. Lui insiste però a portarselo sulle spalle.

In un paesaggio spettrale, con la nebbia che nasconde cose, gesti e persino pensieri, «V tumane» racconta la storia di una solitudine totale e di una impossibile redenzione, tipicamente russa nella sua lentezza, con volti e psicologie che potrebbero far parte dei romanzi di Dostoevskij e di Solgenitsin.

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