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Una vacanza studio Poi lavoro, amicizie e il grande amore

La testimonianza del cugino che vive nella capitale inglese: ci vediamo poco, ma mi dice di essere felice qui. È brillante, non molla mai e sa superare le difficoltà

da Roma

I ritmi londinese sono pazzeschi, «si va sempre tutti di fretta e ci si vede ogni morte di Papa». Le occasioni per incontrarsi sono dunque poche, ma ogni volta che si incrociano, gli dice che è felice, che si trova bene, e che non tornerebbe mai a Roma. Marco D’Arcangelo, cugino di secondo grado di Benedetta Ciaccia, vive a Londra da dieci anni e lavora come commesso in un negozio della City. Raggiunto sul telefonino, ha la voce stanca e ammette che da due giorni non vive più per il carico di angoscia che ha investito l’intera famiglia. L’assenza di notizie sta diventando un incubo. Nei prossimi giorni, insieme al padre di Benedetta, Roberto - arrivato ieri sera da Roma - e al fidanzato Fiaz, Marco continuerà a cercarla, in filo diretto con la polizia londinese e l’ambasciata italiana. «Vogliamo essere ottimisti - dice - perché speriamo ancora di trovarla».
Ciò che unisce i due cugini è «l’attaccamento» all’Inghilterra. Dopotutto, le loro storie si assomigliano. Entrambi hanno lasciato giovanissimi Roma per andare a vivere a Londra e qui hanno trovato una città più aperta e più internazionale, con maggiori possibilità per i giovani. Hanno fatto «come tanti italiani che rimangono e alla fine trovano lavoro», aggiunge Marco, «ambientandosi e costruendosi una nuova vita».
Quella di Benedetta è infatti la storia di «un’avventura» comune tra i giovani. Terminato il liceo, appena ventenne Benedetta parte per Londra in vacanza studio, per imparare l’inglese. Ma presto il viaggio si allunga rispetto ai piani iniziali, ed è così che la permanenza in suolo britannico si trasforma in un «soggiorno permanente». Benedetta decide infatti di restare a Londra e di cercarsi un lavoro. Oggi, dopo che si è costruita una «buona posizione» economica, ha deciso di tornare a «scuola». Si è iscritta all’università, dove studia informatica. La ragazza, insomma, è una «dura lavoratrice, una che non molla», che riesce a conciliare studio e ufficio. E «non può che essere così, se in poco tempo è riuscita a trovarsi un buon impiego e un buon stipendio», conclude il cugino. «La vita a Londra è dura e ferrea, bisogna faticare ma Benedetta si è sempre molto impegnata. È una persona brillante».
A Londra, Marco e Benedetta si incontrano di rado. Hanno diversi orari di lavoro e vivono in zone opposte della città. Lei, insieme al ragazzo Fiaz, l’anno scorso si è trasferita a Norwich, una zona periferica di Londra. «I due stanno insieme da tre anni e si sono conosciuti proprio alla Paerson Group - racconta Marco - la società editrice internazionale dove oggi Benedetta si occupa di analisi finanziaria. Fiaz era stato assunto come specialista informatico, ma ora non lavora più lì. Lei, invece, ha scalato la gerarchia».
Ma non è solo la «carriera» l’unica soddisfazione «londinese» di Benedetta. Marco la descrive come «una persona molto aperta e solare», una ragazza che si è subito trovata a sua agio in una città multietnica e all’avanguardia come Londra. Nel giro di poco tempo, si è creata il suo gruppo di amici. Amici con i quali Marco è in stretto contatto. «Mi sono visto con loro venerdì, sono tutti molto preoccupati e sperano che non le sia successo niente». In queste ultime quarantott’ore, Marco si è incontrato anche con Fiaz, che dalla mattina della strage gira tra ospedali, centrali di polizia e stazioni di metropolitana alla ricerca di Benedetta, foto in mano.

«È disperato, sono 48 ore che è in piedi».

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