VACANZE ITALIANE

Getti via la spiaggia dello Zingaro e Taormina, cancelli la Valle dei Templi, ignori senza rimorsi il duomo di Monreale e per sovrappiù pure l'Etna e il commissario Montalbano. Rimarrebbe il ponte dello Stretto, se ci fosse. Resta perciò valido questo incipit indimenticabile: «Dicono gli atlanti che la Sicilia è un'isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d'onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne». Gesualdo Bufalino, grazie. E dubitane pure: svestita dei vecchi gioielli, scoprirai che l’isola ancora oggi produce bellezza.
Per sfregio partiamo da Castel di Tusa, un arrocco di case sulla costa messinese che pure il navigatore trova con riluttanza. Qui c'è la centrale di comando di Antonio Presti, professione fabbricante di utopie. La sua storia in Sicilia è arcinota, converrà sintetizzarla per noi del continente: eredita l'azienda di famiglia, settore appalti pubblici in Sicilia, e chi vuole capire, capisca. Ma lui ha in mente altro: la devozione alla bellezza. Rovescia il tavolo e decide che il suo vero lavoro è donare: mastodontiche installazioni artistiche nella campagna, a spese sue. La battaglia è vinta: oggi la «Finestra sul mare», come tutti chiamano l'opera di Tano Festa, oppure la «Materia poteva non esserci», di Pietro Consagra, formano uno straniante percorso consacrato in un parco, la «Fiumara d'arte».
Chi volesse visitarlo, può regalarsi anche un'esperienza unica al mondo: a Castel di Tusa c'è l'Atelier sul mare, l'albergo di Antonio Presti in cui ogni stanza è un’opera d’arte. Dormire qui è «come restare chiusi per una notte in un museo, ma un museo vivo, con tutte le inquietudini che ne derivano», giura lo scrittore palermitano Roberto Alajmo (info: www.ateliersulmare.it).
Salvare la Sicilia con la bellezza e con il dono. Un progetto folle e quindi qui, e solo qui, realizzabile. Ci avevano provato a Gibellina nuova, il paese ricostruito dopo essere stato raso al suolo dal terremoto del Belìce (Bèlice è la pronuncia sbagliata dei giornalisti dei Tg di allora). Le installazioni si susseguono una dietro l'altra, ma la vita sembra sempre altrove. Capisci il perché andando a vedere il paese vecchio, anche questo trasformato in opera d'arte, il «Cretto di Burri», ottenuto coprendo con un velo di cemento bianco i ruderi di Gibellina. Ma il paese vecchio era sul versante di una verde valle. Ricostruirla in una brulla pianura le ha strappato l'anima. La bellezza non attecchisce più.
A Mazara invece l'operazione sta riuscendo. La città dei pescatori, con 10 mila tunisini su 50 mila abitanti, è un esempio miracoloso di integrazione. Il sindaco Nicola Cristaldi, oltre a essere deputato del Pdl, è anche un ceramista. Da qui l'idea di chiamare a raccolta i suoi migliori colleghi per realizzare pannelli e installazioni in ceramica nella casbah di Mazara. Le vie sono state decorate con motivi che richiamano ispirati alla storia e alle tradizioni dei luoghi, come il pannello del brigante «Sataliviti» (salta le viti) o il vicolo della Pietà, realizzato da Emanuele Lombardo e Francesca De Santi, coppia nella vita e nell’arte della ceramica e non solo, che apre ai visitatori la propria casa museo, un luogo dall'atmosfera «impietrata» di bellezza e ospitalità, come direbbe Lombardo (Per informazioni e visite: Francesca De Santi, cell. 347 6265850).
Nei pressi c'è anche uno dei pochi esempi di alberghi di super lusso nell'isola, per chi ha voglia di strafare. Il Kempinski Hotel Giardino di Costanza: piscine, Spa, cure dimagranti e termali. Ed è una buona base per un'altra tappa: Salemi. Ex capitale d'Italia (qui Garibaldi si proclamò dittatore), attuale capitale provvisoria del Tibet, terra di mille progetti targati Vittorio Sgarbi. Il critico d'arte e sindaco ha ceduto le case distrutte dal terremoto in cambio di un euro a chi le ristrutturava, ha fatto aggiudicare a Salemi la più grande collezione di cinema indipendente del mondo, ospita mostre nello strepitoso castello normanno, sta facendo ristrutturare un convento di gesuiti in cui ha aperto tra l'altro il «Museo della mafia». Che non solo è un modo interattivo ed espressivo di raccontare il fenomeno che ha tragicamente segnato la vita dell'isola e d'Italia. Ma rappresenta anche la prima realizzazione di una coraggiosa intuizione: sfruttare «Cosa nostra» come attrazione turistica è un modo di riappropriarsi almeno un po’ di quel che la Piovra ha scippato all’isola (www.salemionline.

it). Consiglio finale per la mobilità: difficile con mezzi pubblici. Serve l’auto. Se la noleggiate, scegliete una compagnia con basi sia a Palermo che a Catania, come Maggiore National, così da poter fare il «round trip».

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