Val Trebbia, fra la poesia e la prosa dell’abbandono

(...) Che, in versione poetica, sarebbe poi diventata «Rina», protagonista delle sue liriche.
Dev’essere l’aria. Dev’essere il verde, aggressivo e duro - non il verde morbido del Chianti e di tutti i Chiantishire d’Italia, compresi i dintorni di Gavi, per restare alle nostre latitudini - ma un verde carico, un «verde bandito» come lo chiamano i bimbi alle scuole elementari. Dev’essere l’acqua, la più pulita nei fiumi di tutta Italia, come certificato da ogni controllo. Qui, i colibatteri non sanno nemmeno cosa siano.
Dev’essere qualcosa che profuma di letteratura: Caproni ha dedicato una poesia ad una strada tutta curve che da Marassi e da Bargagli sale verso Torriglia, e poi Montebruno e poi, attraverso le stradine laterali, Fontanigorda e Fascia e Propata e Rondanina, e ancora Rovegno e le sue frazioni e poi Gorreto e ancora Ottone e poi Bobbio, meravigliosa e tenuta benissimo, dove si respira l’aria della sede vescovile di una volta. E poi, giù, fino a Piacenza...
Ma, per l’appunto - se Caproni ha scritto su una strada per cui oggi si litiga e si notano le differenze fra la gestione dell’Anas ligure e della Provincia di Genova, ottime e abbondanti, con guard rail talmente belli e nuovi da essere quasi luccicanti, e la parte emiliana dissestata - Hernest Hemingway è andato ancora oltre e ha scritto che la Val Trebbia è «la valle più bella del mondo». I produttori delle bottigliette dell’acqua «Alta Val Trebbia» hanno preso l’occasione e la citazione al volo ed hanno riportato la frase su ogni goccia che esce dallo stabilimento. I partecipanti al secondo Forum della Val Trebbia che ho avuto occasione di moderare la scorsa settimana a Ottone l’hanno ripetuta appena possibile. E un nostro caro lettore, il grand’ufficiale Giovanni Calamari di Rapallo, mi ha spedito una raccomandata con una serie di articoli e studi che lui ha pubblicato su varie testate, ma soprattutto un viaggio all’origine delle frasi dello scrittore americano, di cui Calamari racconta la genesi: «Correva l’anno 1945, quando una colonna motorizzata di truppe della liberazione, proveniente da Chiavari e diretta a Bobbio, transitava per l’allora impervia strada di fondo Val d’Aveto, superando a stento il ponte interrotto presso da Diga di Boschi. Era lì in colonna anche Hernest Hemingway, allora corrispondente e interprete di guerra americano, il quale, giunto all’accampamento di Marsaglia, aprì il suo diario, scrisse ed esibì: “Oggi ho attraversato la valle più bella del mondo”».
Magari, lo scrittore esagerava un po’, come i grandi sanno fare, ma - anche spostandosi più minimalisticamente dal mondo all’Italia - siamo di fronte a una delle valli più belle in assoluto. Salire verso Torriglia e vedere, a due passi dalla città, i pastori con le pecore sul ciglio della strada; affacciarsi al fiume e vedere acque trasparenti e cristalline, certificate persino dalle associazioni ambientaliste come le migliori fra tutti i fiumi nazionali; attraversare paesini e frazioni che sono una perfetta via di mezzo fra la Svizzera profonda, gerani alle finestre e case in pietra, ordinatissime, e i vecchi paesi del ventennio: un viale principale che si chiama rigorosamente «Roma»; l’albergo centrale, anch’esso intitolato alla Capitale o, al limite, «Nazionale»; il consorzio agrario; la scuola; il Comune, almeno finché qualche Finanziaria non si mette in testa di sopprimerli; l’ufficio postale, che fa un po’ tutto, dall’emporio alle informazioni turistiche, fino al poliambulatorio...
Il bello è che tutto questo è senza soluzione di continuità. Se non ci fossero i cartelli stradali dell’Anas che indicano il passaggio di competenze fra il compartimento ligure e quello emiliano e quelli che segnano i confini di Provincia fra Genova e Piacenza e di Regione fra Liguria ed Emilia Romagna, non ci si accorgerebbe nemmeno di varcare il confine. E, infatti, si capita in queste terre di mezzo dove i confini sono un’ipotesi. Gorreto, l’ultimo paese della Liguria, è una striscia di pochissimi metri sulla statale 45, gestita alla perfezione da Sergio Capelli, un sindaco di cui essere orgogliosi, che ama davvero il suo paese. E, un passo dopo, c’è Ottone, dove il sindaco si chiama Giovanni Piazza che insieme a Capelli organizza tutto in simbiosi. I due, addirittura, l’altra settimana hanno montato personalmente microfoni e spostato sedie per ospitare il loro Forum.
Non è facile, del resto, la vita da queste parti. Ma ci si attrezza. I bimbi di alcune frazioni si svegliano alle sei, fin dalle scuole elementari, e hanno un’ora di scuolabus prima di arrivare in paese. Eppure, vi assicuro, sabato sorridevano più di tanti di città.
A Bobbio, a Fascia, a Ottone, a Gorreto, a Torriglia, siamo in un mondo dove la Casta non è più nemmeno uno slogan trito e ritrito e persino chi viene da Roma, come il senatore Giorgio Bornacin, si trasforma in uno splendido «parlamentare della valle», appassionato del territorio e delle sue specificità, tanto da aver personalmente convinto il direttore di Raiuno Mauro Mazza a dedicare una puntata speciale di Linea Verde alla Val Trebbia, tutta intera. E anche oggi Bornacin, appena gliene hanno prospettato la possibilità, sta lavorando per portare una tappa del Giro d’Italia in questa valle. Per il ciclismo si vedrà, ma intanto Linea verde è arrivata gratis.
E «gratis», parola bellissima di questi tempi, è un po’ l’obbligo da queste parti. Piazza - che ha rinunciato anche alle sue indennità - è un vulcano di idee: il wi-fi è gratuito in tutto il paese e solo in agosto si sono registrate 3700 connessioni, con tanto di colonnine per ricaricare computer e telefonini nei giardinetti a fianco dei giochi per i bimbi.

Mica finita: con un semplice regolamento comunale e imponendo il rispetto per l’ambiente, Ottone ha istituito il campeggio gratuito nel Comune, richiamando i turisti.
Insomma, da queste parti, alla mancanza di fondi si supplisce con le idee anziché con il mugugno. Fosse anche solo per questo, sarebbe davvero «la valle più bella del mondo».

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