Valanghe Rischi anche sui monti dell’Appennino

L’ondata di maltempo appena conclusasi nel centro Italia ha fatto scattare di nuovo l’allarme sul rischio valanghe. I pericoli, contrariamente a quello che fanno pensare gli ultimi fatti di cronaca, riguardano da vicino anche le località sciistiche dell’Appennino centrale, che sono quelle più frequentate dai romani. A Roccaraso (Aremogna-Monte Pratello) venerdì scorso centinaia di automobilisti sono rimasti bloccati per ore a causa della neve che ha provocato anche incidenti stradali. L’emergenza è stata sperimentata direttamente da un gruppo di giornalisti che stavano seguendo le attività del Corpo forestale dello Stato. «È neve bagnata, più umida del solito e con un peso specifico più elevato - ha spiegato Luciano Sammarone, dirigente dell’Ufficio territoriale per la Biodiversità del Cfs di Castel di Sangro -. Posandosi su uno strato di neve più compatta, che con i repentini rialzi di temperatura di questi giorni diventa più viscida, è più facile che provochi smottamenti e valanghe verso valle, soprattutto se qualcuno si diverte a spostarne grosse quantità, sciando magari fuoripista dove è vietato». Tra le cause delle slavine c’è da considerare inoltre che «in questo periodo cominciano ad arrivare venti di scirocco - continua Sammarone - che tendono a sciogliere lo strato superficiale di neve. Poi l’aumento della temperatura del terreno sottoposto all’azione prolungata del sole, tende a far sciogliere anche lo strato più basso e ghiacciato». Roccaraso è stata scelta dal Corpo forestale per lo svolgimento delle esercitazioni di soccorso in montagna, soprattutto per la sua importanza negli sport invernali. Si tratta, infatti, di un comprensorio sciistico che vanta 38 impianti di risalita con una capacità di trasporto di oltre 42mila persone l’ora che hanno la possibilità di sciare su oltre 140 chilometri di piste, dai campi scuola alle «pareti» più impegnative dove, tra l’altro si svolgono anche competizioni internazionali.

Una squadra di specialisti del Saf (Soccorso alpino forestale) - che normalmente operano con il supporto di elicottero, motoslitte e unità cinofile - ha tratto in salvo un uomo sepolto da una valanga, ovviamente simulata. Decisiva, nelle ricerche in caso di valanghe, la prima mezz’ora, dopo la quale si affievoliscono le speranze di ritrovare vive le persone.

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