Cronaca locale

Valentina e «L’Amore» di Testori

Il regista Battistini: «Dalla pura carnalità alla ricerca del divino»

Viviana Persiani

Avvolta da un elegante abito nero, con un mazzo di gigli sovrastante il capo, questa sera Valentina Cortese accompagnerà ancora una volta la platea milanese nell’universo più intimo e segreto di Giovanni Testori. Con L'Amore, in scena questa sera al Teatro di Verdura, come dichiara Fabio Battistini regista e drammaturgo, «si affrontano i grandi temi e gli interrogativi dell’esistenza dell’uomo, cercando delle risposte: la vita, l’amore e la morte e quella costante tensione verso il divino».
Cos'è L'Amore?
«È una raccolta di poesie che, secondo me, potrebbe appartenere a una trilogia; con Per sempre, datato 1973 e, dell'anno successivo Nel Tuo sangue, L’Amore, scritto nel '68 potrebbe rappresentare la prima tappa di un cammino verso l'ascesa, orientato verso l’elevazione spirituale. Si parte con l'amore, nel senso carnale del termine, con la passione, con quel sentimento che lega due persone che si incontrano; quindi l’amicizia, l’affetto, l’amore vero e proprio. Ma da subito, tra i due, oltre agli inevitabili incontri e scontri, vi è anche il desiderio si superare la carnalità, la materialità, sconfinando in una nuova dimensione».
In quella spirituale?
«Esattamente. Quando l’amore non può più essere giustificato da motivazioni terrene e concrete, come il denaro, l’interesse, ecco che il sentimento diventa protagonista di un’elevazione a spirale, di una salita verso l’alto. È ciò che accade quando, ad esempio, un elemento della coppia muore: chi resta si eleva, si fonde mentalmente e spiritualmente con il scomparso, convivendo con l’onnipresenza dell’interlocutore di un dialogo interrotto».
Che tipo di linguaggio ha utilizzato Testori per queste sue poesie?
«Delle cento composizioni, io ne ho scelte 17 nelle quali, dietro alla violenza di certe parole, alla crudeltà, si nasconde una grande tenerezza. Del resto, si sa che Testori è autore, direi inventore di un codice espressivo originale. La sua parola è sempre alta, ma sempre semplice, comprensibile e divertente. Qui, in questa raccolta, il drammaturgo di Novate ha conservato la sua caratteristica, riuscendo ad arrivare nell’intimo di ogni spettatore».


Cosa trasmette la parola di Testori a un addetto ai lavori?
«Essendo un artista non qualsiasi, direi straordinario, Testori offre attraverso le sue opere un prezioso magma di emozioni; di elevata qualità drammaturgica e letteraria, senza trascurare il suo spessore poetico, l’autore, che ebbi l’occasione di conoscere nel ’67, venne compreso prima da registi cinematografici come Visconti che diresse Rocco e i suoi fratelli».

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