(...) «già dice che pure lei vuole fare la manetta» - e la certezza che «guidare il tram non è un lavoro bensì una passione». Un «sogno», dice, nato in famiglia, sulle orme del nonno prima e del padre poi: «Giocavo con le bambole ma mi divertiva di più smontare e rimontare i modelli dei tram». Il primo modello? «Be, la famosa balilla napoletana che, raccontava il nonno, scarozzava su e giù per via Chiaia». Modellino che, insieme a decine di altri, oggi fa bella mostra in casa Messera: «Quando lo rivedo mi tornano in mente i racconti del nonno su questo mestiere. Storie di un lavoro divertente anche se non facile: dinverno faceva freddo perché i tram erano aperti e poi i cambi non erano automatici, quindi bisognava scendere con il ferro per cambiarli, ogni volta».
Virgolettato di vita che non ha certo fatto cambiare idea a Valentina e neanche i racconti che il padre faceva in famiglia: «La divisa era nera, se ti trovavano con i calzini colorati ti rispedivano a casa e questo accadeva sia durante che dopo il fascismo», «Ogni sera il lavalegno controllava che la vettura fosse completamente pulita e ripulita. Altrimenti? Scattava la multa e pure il richiamo». Vabbe, veniamo alloggi: «Guidare un tram non è difficile e dopo il periodo di addestramento ognuno di noi è pronto a entrare in servizio. Lunico problema è che devi avere cento occhi e non perdere mai la calma cercando di prevedere che cosa faranno auto, moto, bici e persino i pedoni». I pedoni? «Sì, la gente spesso non capisce che davanti al tram non si deve attraversare». Regoletta elementare, diciamo di buon senso, che nel caos di Milano «va a farsi benedire» ovvero «guidare un tram, magari un jumbo, significa responsabilità verso le persone che abbiamo a bordo».
Annotazione, questultima, che spinge lautista Valentina Messera a segnalare il «cattivo comportamento degli automobilisti»: «Sempre più spesso le auto ti tagliano la strada, girano dove non è consentito o invadono le corsie riservate e pure ti tamponano. Bisognerebbe ricordare che un tram non è unautomobile: non può inchiodare né sterzare e ha uno spazio di frenata assai diverso». Segue il primo, «e ultimo, please», incidente in novecento e passa giorni di servizio: «È purtroppo successo in piazza Tirana, ero alla guida di un jumbo con semaforo verde e unauto ha svoltato dove non doveva. Limpatto cè stato, tanta paura ma per fortuna neanche un graffio alle persone».
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