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Valentino in America s’inchina a due yankees ma vola nel mondiale

Hayden e Edwards meglio di Rossi che però aumenta il vantaggio in classifica

Giovanni Zamagni

da Laguna Seca

Un paio d'ore prima del via, il grandissimo Freddie Spencer, una leggenda del motociclismo capace di vincere tre mondiali, dei quali due nello stesso anno (1985) in categorie diverse (125 e 250), non aveva avuto dubbi: «Qui per Valentino Rossi sarà dura trionfare. Lui è sicuramente il pilota più forte, ma Laguna Seca è una pista completamente differente da tutte le altre. È atipica, strana, piena di buche e chi la conosce, come Nicky Hayden o i piloti della Sbk, è nettamente avvantaggiato».
Aveva visto giusto il mitico Freddie e Laguna Seca si è confermata pista nettamente favorevole agli idoli locali, Nicky Hayden e Colin Edwards. Scattato dalla pole, Nicky è andato subito in testa, accumulando già un secondo di vantaggio su Rossi alla fine del primo giro. Il pilota della Honda è andato in fuga, ma quando nel corso del 16° passaggio Edwards ha infilato con un sorpasso da applausi il più blasonato compagno di squadra, il suo vantaggio ha cominciato a ridursi, ma è comunque riuscito a mantenere un paio di secondi di margine fino al traguardo, vincendo meritatamente il suo primo Gp iridato alla terza stagione nella MotoGp. Così, per una volta, Valentino si è dovuto accontentare del 3° posto, suo peggior risultato stagionale.
«Ho rallentato apposta per non rovinare la festa agli americani», ha scherzato Rossi. «La realtà è che gliela avrei guastata volentieri, ma non è stato possibile perché non eravamo a posto al 100%. In pista, per colpa mia, non guidavo come Hayden in alcuni punti: fin dal primo giro mi ha distaccato e non ho più potuto fare niente. Comunque è un risultato positivo in campionato». Ora Vale ha ben 79 punti di vantaggio.
Il Gp degli Stati Uniti è stato l'ennesima conferma che nel motociclismo, come probabilmente in tutti gli sport, la determinazione e la motivazione fanno la differenza. Hayden si è presentato a Laguna Seca convinto di poter sfruttare l'occasione della vita e l'ha fatto alla grandissima, mentre Marco Melandri si è intristito - e impaurito - fin dal primo momento che ha visto questo tracciato secondo lui (e secondo tutti) troppo pericoloso, è andato in crisi e non ne è più uscito. «Qui non bisognerebbe nemmeno correre» aveva detto giovedì e la sua prestazione ha rispecchiato esattamente il suo stato d'animo. Così, dopo aver ottenuto tre podi e non aver mai fatto peggio di quarto, ieri Marco non ha addirittura terminato il primo giro, coinvolto assieme a Barros in una scivolata, fortunatamente senza conseguenze, alla curva che immette sul traguardo (e nel box ha pure litigato col brasiliano).
Anche Sete Gibernau è andato nel pallone, chiudendo al 5° posto esattamente come in Olanda. Le batoste a ripetizione subite da Rossi negli ultimi due anni e dall'inizio della stagione, l'hanno minato nel morale e oggi Sete non è più un aspirante al titolo mondiale. In gara lo spagnolo è andato decisamente meglio che in prova, ma per puntare ai piani alti della classifica ci vogliono ben altri risultati. Ancora una volta la gara di Max Biaggi è stata condizionata dal risultato delle prove: «Troppe volte quest'anno sono partito dietro» ha detto Max, che in effetti aveva un ottimo passo, ma scattando solo dalla terza fila ha perso troppo tempo al via. Per liberarsi di Gibernau, il romano ha impiegato 10 giri e quando finalmente è riuscito ad agguantare la 4ª posizione, aveva già perso sei secondi da Hayden.

Ma a quel punto Biaggi ha iniziato a girare come un indemoniato chiudendo al 4° posto.

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