Valentino, duello a sportellate per dare una lezione a Lorenzo

È accertato: la Yamaha prenderà provvedimenti contro Rossi. Lo dice Jorge Lorenzo appena levato il casco e lo fanno capire i comandanti in capo del colosso nipponico. «Prenderemo provvedimenti perché dai nostri piloti vogliamo un comportamento diverso» ripetono. Al team, le sportellate tra Valentino e Jorge non sono piaciute benché il mondiale sia ormai stretto nei pugni dell’iberico. Perché «fra compagni non si fa» e perché «sarà bello per il pubblico ma non è giusto rischiare... ho temuto per me, ha giocato sporco...» aggiunge Lorenzo dopo aver perduto il duello col vecchio Vale e dopo aver indossato i panni da chierichetto delle piste.
Per cui, è accertato, la Yamaha prenderà provvedimenti, ma forse, in segreto, saranno di altro tenore. Ad esempio, è vivamente consigliato che spieghi a Lorenzo come si mette a punto una moto alla Rossi; o che gli racconti che cosa ha fatto Rossi per trasformare una buona moto d’inizio Duemila nell’attuale schiacciasassi; o che insegni al fuoriclasse maiorchino che cosa significa portare tutto il peso della squadra sulle proprie spalle. Perché fateci caso: da quando è così, la Yamaha non vola più.
Comunque, mentre Vale se la gode, «gran gara, gran duello, ci siamo divertiti», è accertato: in Giappone primo Casey Stoner su Ducati, secondo Andrea Dovizioso su Honda, ma la storia è stata scritta al penultimo giro nella lotta per il terzo posto. Tutto è accaduto quando le due Yamaha si sono quasi fuse assieme tanto Vale e Jorge erano vicini: d’un tratto non c’erano più due moto ma l’astronave di Star Trek che ci teletrasportava tutti trent’anni indietro. Motegi come Digione, Giappone come Francia, MotoGp come le vecchie e gloriose F1 dei Settanta. Soprattutto: Valentino Rossi come Gilles Villeneuve, Jorge Lorenzo come René Arnoux. Che meraviglia. Furono giri di sportellate, di curve approssimative, di rischi elargiti con grazia che fecero entrare i due piloti nella storia e un pizzico di storia regalarono agli spettatori di quel giorno, al circuito di quel giorno, ai campioni di quel giorno.
Come ieri. Perché, è vero, in passato il Dottore aveva firmato altri duelli, pensiamo a quelli veri e vinti contro Max Biaggi (Sudafrica), pensiamo a quelli più giocosi, più irriverenti, come il Gatto con il Topo all’indirizzo di Gibernau, quando il Vale scodellava sorpassi che solo all’ultimo pirlavano Sete. Pensiamo soprattutto a quelli recenti, veri gioielli nella carriera del Fenomeno: Laguna Seca 2008, Stoner, cavatappi, gomito a gomito e sabbia e paura; e poi Barcellona, ultima curva, vittoria e Lorenzo beffato. «Magie» confida papà Graziano Rossi con la voce goduta e stanca di chi, dopo quindici anni, non ha ancora smesso di stupirsi del figlio. «Magie» ripete «come a Laguna o a Barcellona, anzi di più perché il duello è durato a lungo, oltre un giro, incredibile, incredibile...» s’illumina. E con lui, noi. Noi esercito di appassionati che ieri mattina ha acceso la luce dopo quei giri meravigliosi. Noi esercito di tifosi che nel cuore tenevamo nascosto il timore che tra gambe fratturate e spalle doloranti e operazioni in arrivo il Valentino Dottore non l’avremmo più trovato, neppure in sella alla Ducati. Noi esercito che ora gongola ripercorrendo quel giro e mezzo e scorrendo la classifica con la Ducati che vince la seconda gara di fila e, lontana, là davanti, bella Rossa, ancheggia con grazia di fronte al suo futuro sposo.
E viene da pensare: vuoi vedere che dietro a questa Rossa c’è la pressione che l’arrivo di Vale sta mettendo alla Casa italiana? «No» risponde schietto papà Graziano, «no, è la Ducati, e poi diamo a Stoner quel che è di Stoner perché va detto: dopo Vale, l’altro pilota per cui tifo è Casey. È strepitoso e affascinante perché col suo faccino da ragazzo prende la moto e va... A volte credo non sappia neppure lui perché va così forte. Per questo mi piace tantissimo. Quanto alle paure dell’esercito di tifosi, avete idea di quanto Valentino ami ancora questo sport? Avete idea di quali incredibili stimoli gli dia la sfida con la Rossa? Avete idea di quanto sia intensa, da anni, l’amicizia extra sportiva con il papà della Ducati, l’ingegner Preziosi?».
ps: chi scrive era nell’«esercito».

Chi scrive, dopo l’incidente di Vale, aveva sperato che lasciasse: perché tutto aveva vinto, perché si sarebbe ritirato da campione del mondo in carica e perché aveva nuove sfide da affrontare. Dopo ieri mattina, chi scrive si è accorto di avere un filino sbagliato.

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