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Valentino manda la Rossa fuori pista dopo un minuto

Il test a Valencia, sotto la pioggia, comincia con un testacoda. Barrichello: «Poteva accadere anche a me»

Valentino manda la Rossa fuori pista dopo un minuto

nostro inviato a Valencia
Il box di Valentino Rossi a Valencia era il numero 45, quello di kaiser Schumi il 46. Per uno scaramantico come lui non proprio il massimo. Tanto più che le due celebri cifre, il quattro e il sei, lo rappresentano in giro per il mondo. Ha sempre rinunciato persino al numero uno di campione del mondo, pur di metterle in bella mostra. È con questo presupposto – e con la luce che salta appena entra nel box - che il Dottore, snervato da oltre sei ore di attesa, esce finalmente dal garage 45 e dopo dieci curve (2,8 km) va in testa coda. Sono le 16.36 quando accade il fattaccio. Michael Schumacher è appena rientrato nel box 46, ha spento il motore. Ma il crucco più amato d’Italia non fa neppure in tempo a uscire dall’abitacolo che Valentino si è intraversato. I commissari spagnoli ridacchiano, qui il Dottore non è proprio amatissimo per la rivalità con l’idolo di casa, Gibernau. Qualcuno urla soddisfatto «Valentino olè...». Ma Valentino a quel punto è già sullo scooter che lo riporta al paddock. Ironia delle corse: la prima giornata di Rossi nell’arena di F1 finisce in moto. Proprio mentre l’ex ferrarista Barrichello festeggia il miglior tempo di giornata (un secondo meglio del suo ex capitano Schumacher) e può permettersi di commentare: «Rossi? È sempre difficile andare piano con le gomme fredde e la pista bagnata, poteva succedere anche a me».
Prima fitta poi mesta, infine traditrice, la pioggia non ha mai abbandonato i test della Rossa e di tutti gli altri. Solo che la Ferrari aveva in più la desiderata incombenza di far provare il Dottore. La sera prima il fido amico e autista Uccio aveva piazzato il supercamper di Valentino tra quelli del Cavallino, quasi a proteggerlo. E lì il campione ha dormito. Poi il lento risveglio, la spola dell’amico dal caravan alle cucine nel tendone Ferrari per la colazione. Intanto l’operaio Schumacher alle dieci in punto era già in pista. Non ha mollato un attimo: girava, girava, girava mentre tutti erano a caccia del Dottore delle moto, aspirante eroe dei due mondi motoristici, che alle 11.15 è finalmente uscito di rosso vestito, senza sponsor, ovviamente. Dieci minuti dopo era nel box, a guardare fitto il volante spaziale della F2004, con tecnici e meccanici a spiegargli il perché e il per come. Cinque minuti di full immersion, poi la decisione: piove troppo, si torna nel motorhome. Ad attenderlo i tortellini dello chef Ferrari. «Deve aspettare che la pista si asciughi» spiegheranno gli uomini del Cavallino. Intanto Schumi è in pista che gira, gira e asciuga l’asfalto. Ma la pioggia, impietosa, vanificherà di nuovo tutto.
A quel punto inizia la giornata surreale della Rossa e di Rossi. Complice un guaio elettronico sulla 248F1, l’operaio Schumacher smonta da questa e balza sulla F2004 V8. In pratica si fa un mazzo tanto: prova una, prova l’altra, entra nel motorhome, parla con i tecnici, torna in pista, torna nel box. Intanto Valentino resta blindato nel suo caravan, saluta, sorride, firma anche qualche autografo, ma non parla. Parla per lui lo sguardo, teso. Come teso l’ha descritto chi ci ha passato del tempo la sera prima. A conferma che la scelta di provare la Ferrari nell’arena con gli altri e così in fretta l’ha più subìta che voluta. «E pensare che a Barcellona c’è il sole - si lascia scappare il suo manager, Gibo Badioli - una giornata così non serve a Valentino per quello che deve fare...». Perché deve imparare, il Dottore, e se non gira non impara.
È a questo punto che la Ferrari decide di mandarlo lo stesso in pista: «Un giro solo, giusto per riprendere confidenza con tutti i sistemi elettronici della vettura», faranno sapere. Dieci curve, in pista solo le Bar di Davidson e Barrichello, lui che esce con il motore che balbetta un poco, sembra incerto, il box lo chiama via radio e lo avvisa di rallentare, sta arrivando Davidson. E Davidson arriva, lo passa come un missile e un attimo dopo, una curva dopo, il Dottore è in testacoda. Colpa del freddo e della mancanza di aderenza.

Intanto, nel box numero 46, un meccanico ha appena finito di coprire con un telone la Rossa di Schumi.

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