Marco Fallisi
Il Dottore ha trovato la cura. Ed è tornato sul gradino più alto del podio. Ad Assen, in uno dei «suoi» circuiti, Valentino Rossi ha compiuto l’impresa: undici giri e nove sorpassi per recuperare ben dieci posizioni e attaccarsi alla Ducati di Stoner. Poi, al quartultimo passaggio, il capolavoro e tanti saluti al baby-fenomeno: per una volta, in questa stagione, a inchinarsi sarà lui.
Una gara strepitosa, quella di Valentino, che ha ritrovato in un colpo solo tutto quello che gli era mancato in questo tormentato weekend olandese: una moto tornata veloce, delle gomme finalmente in grado di garantire una tenuta ad alto livello (sui primi sei, quattro sono piloti Michelin) e il sole benevolo di Assen, che ha spazzato via i foschi presagi delle prove. «Che gara! Non sapevo cosa mi avrebbe riservato - confessa Rossi -, alla fine direi che è andata bene».
Niente di straordinario, avremmo pensato qualche tempo fa: il talento senza limiti di Valentino ci aveva abituati a corse del genere. Ma stavolta è un’altra storia. Perché Stoner è un rivale all’altezza, che non a caso guida il mondiale correndo, a soli 21 anni, con la sicurezza del campione navigato e domando, senza alcun timore, l’incandescente Desmosedici di Borgo Panigale (non possiamo dire lo stesso per Capirossi, ritiratosi per l’ennesimo inconveniente tecnico). Anche ad Assen, l’australiano fa la sua corsa: schizzato in testa alla partenza, detta il ritmo girando quasi in solitaria, con Hopkins e Vermeulen ad inseguire. Dietro di loro, intanto, comincia la riscossa di Nicky Hayden, risalito fino al terzo posto, e di Valentino, costante nel saltare gli avversari di giro in giro. La sensazione è che la M1 sia in gran forma, e che il suo pilota non sia da meno: fra il sesto e il decimo passaggio Rossi per tre volte timbra il giro più veloce. È il momento della svolta, Stoner continua a spingere ma il Dottore si avvicina. Così, mentre Melandri (partito quarto) è risucchiato al decimo posto e De Puniet travolge Vermeulen, Vale non finisce di rosicchiare centesimi: all’undicesimo giro, quando è a un secondo e otto decimi da Stoner, raggiunge Hopkins in seconda posizione e lo supera. La sfida entra nel vivo, con la Yamaha «griffata» Fiat 500 incollata alla Ducati. «Dopo la rimonta ero molto stanco - confessa Rossi -. Casey andava forte, ma mi sono detto che dovevo superarlo, sentivo che potevo». In effetti Vale ci prova subito, ma l’australiano dice di no. È un osso duro, Stoner, che chiude di nuovo sul secondo attacco. Ma la determinazione di Rossi è più forte di tutto: il sorpasso decisivo arriva a cavallo fra il quartultimo e il terzultimo giro, il Dottore prende il largo e non si ferma più.
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