Vandali in azione all’Ara Pacis Imbrattata la teca della discordia

Vernice rossa e verde su un simbolo della romanità. Questa mattina è scattato l’allarme per la teca dell’Ara Pacis. Un gruppo di vandali ha lanciato della vernice sulla parete della struttura disegnata da Richard Meier. L’operazione è stata ripresa dalle telecamere del mausoleo. E secondo gli inquirenti non dovrebbe essere difficile risalire all’identità dei vandali che hanno agito a volto scoperto e alle prime luci dell’alba, poco dopo le cinque. Tra le prime persone ascoltate dalla Digos anche Graziano Cecchini, il sedicente artista futurista che il 19 ottobre del 2007 pose la sua firma sulla bravata che fece mutare in rosso granata (poi ridefinito Rosso Trevi) l’acqua della celebre fontana immortalata da Fellini ne La dolce vita. «Alla Digos ho potuto soltanto fare una rivendicazione intellettuale del gesto - conferma Cecchini, condannato poi, nel 2008 per aver gettato il 16 gennaio dalla sommità di Trinità dei Monti migliaia di palline colorate giù per la scalinata di piazza di Sapagna -. Sono estraneo al gesto anche se ammetto che si tratta di un’azione bellissima».
Cecchini non ha preso, quindi, le distanze da quest’atto e, al contrario, ne ha spiegato il significato: «Credo si tratti della rappresentazione di un’Italia che si stacca verso l’alto (coi palloncini) e verso il basso con il water (trovato appoggiato al muro, ndr). Forse in segno che la gente si è stufata dell’Italia delle veline». Di diverso avviso Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura del Campidoglio. «Un conto è la critica architettonica e urbanistica - spiega il consigliere comunale del PdL -, altra cosa il gesto frutto di provocazione. L’azione compiuta ieri notte ai danni del museo dell’Ara Pacis, seppur assolutamente non condivisibile, non modifica il giudizio pienamente negativo rispetto alla scelta dell’ex sindaco Francesco Rutelli di scopiazzare un progetto di Meier visto a Los Angeles».
Il sindaco Gianni Alemanno è più duro nella condanna del gesto e commenta in questo modo: «Non saranno il teppismo e le azioni vandaliche a condizionare il dibattito sugli interventi architettonici e monumentali della Polizia Scientifica - si legge nella nota - sta esaminando i danni riportati dalle strutture e le immagini registrate dall’impianto di video sorveglianza. Sono in corso gli interventi necessari alla pulitura del muro, mentre la fontana è già a posto, anche grazie all’impianto di ricircolo dell’acqua».
Ancora più pesante il commento del «padrone di casa», il sovrintendente Umberto Broccoli, cui spetta infatti la gestione dell’Ara Pacis. «Un atto inutile e dannoso contro il monumento nel quale si stanno realizzando iniziative importanti e che, al di là delle polemiche, - spiega Broccoli. Ricordo che il sindaco Alemanno, di ritorno dalla visita in Israele, ha detto che vorrebbe fare dell’Ara Pacis un centro di pace, un luogo dove si discuta di quanto unisce e non di quanto divide, e questo in linea con la destinazione antica del monumento Ara Pacis, altare della Pace, appunto».


Per Umberto Croppi, assessore alla cultura del Comune, il gesto non è altro che un atto vandalico: «Si tratta di una azione ridicola, indice di un atteggiamento subculturale». Intanto già ieri, in tarda mattinata, sono iniziate le operazioni di pulizia del muro della teca.

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