Vanzina riavvolge il film della memoria

Enrico Vanzina è nato a Roma il 26 marzo 1949. Regista, sceneggiatore, produttore e scrittore, in "Diario diurno" ha raccolto, durante gli ultimi dieci anni, i ricordi dei suoi incontri e delle sue passioni

Vanzina riavvolge il film della memoria

Scritto in punta di penna e con il cuore in mano, Diario diurno (HarperCollins Italia) è un omaggio dello sceneggiatore, scrittore e regista Enrico Vanzina «ai memorabili appunti intimi di Ennio Flaiano ed Indro Montanelli». Vanzina decide di «ragionare in solitudine» condividendo però con i lettori ricordi, emozioni, storie, corsivi che attraversano la sua vita. Un diario che copre dieci anni, fra due grandi crisi, quella sociale del 2011 e quella pandemica del 2021. Vanzina sente l'urgenza di «trascrivere emozioni, piccoli pensieri, indignazioni, entusiasmi» ed è convinto che «se la letteratura serve (così mi sembra di aver capito nel corso della vita) a svelare qualche verità dell'esistenza, il diario, per me, rappresenta ancora un metodo di approfondimento».

Così, usando una tecnica narrativa applicata anche da Sant'Agostino nelle Confessioni, da Montaigne nei Saggi e da Marco Aurelio nei Ricordi, l'autore racconta «la vita, le gioie, i dolori, gli attimi solo in apparenza insignificanti ma in realtà decisivi, la politica, i libri, il cinema, gli amici che si ritrovano o se ne vanno, gli incontri casuali, le strade prese o perse». Un testo che fa meditare, sorridere, sognare, pensare e che contiene aneddoti e curiosità unici, narrati in prima persona da chi sente la necessità di dialogare con sé stesso per poter dialogare con gli altri. Vanzina ricorda gli incontri con Totò, Alberto Sordi, Dino De Laurentiis, Mario Soldati, Ennio Flaiano, Carlo Verdone e tanti altri personaggi. Sa di saper raccontare in pubblico le piccole storie con protagonisti Raimondo Vianello, Walter Chiari, Franca Valeri, Vittorio Caprioli, Paolo Panelli, Bice Valori, Gianni Agnelli. Non c'è niente di pettegolo nelle storie che incrocia l'autore, c'è nostalgia, senso del ritmo e senso della vita, c'è poesia, divertimento e un pizzico di saggezza condita di autoironia. C'è la consapevolezza di aver vissuto una vita speciale accanto a persone speciali, come suo padre Stefano e suo fratello Carlo. Vanzina è consapevole di vivere nel «paese d'o sole, ma dove non si utilizza il sole per creare energia... che per molti versi è ancora l'Italia di Totò (e del butta la pasta)». C'è tutta la sua passione per il cinema e il suo mondo, raccontata ogni volta che dichiara di essere andato a vedere un film che lo ha stupito e commosso. C'è la consapevolezza del valore di un'opera realizzata e portata in sala. C'è l'emozione di ritornare al cinema con sua moglie a vedere un film sul grande schermo dopo i mesi di reclusione in casa a causa della pandemia. C'è l'entusiasmo e il piacere per la lettura e per la scrittura.

Perché secondo Vanzina è bellissimo «raccontare una storia. Una storia tua, che esce dalla tua fantasia, che nessuno aveva mai immaginato prima. Soprattutto quando gli altri la ascoltano, la commentano, la ricordano. È bellissimo sapere che nella testa di tanta gente c'è un piccolo cassetto nel quale viene conservato qualcosa di tuo. Questo ti dà coraggio, entusiasmo. E allora cerchi di scrivere meglio, per non deludere chi ti legge. Cerchi di cogliere la melodia delle parole, la loro magia, la loro dirompente forza.

Più scrivi, e più riduci, tagli, limi, per arrivare all'essenziale, e più migliori. Ma, soprattutto, scrivendo impari a capire. La vita, il senso delle cose che ci circondano, i sentimenti». Scrivere, lo sa benissimo Vanzina è melodia e magia.

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