«Varese in crisi? Macché, sono solo coincidenze»

La replica del sindaco dopo lo sfogo di chi deve andar via perché non trova lavoro

«Varese in crisi? Macché, sono solo coincidenze»

Chiamale se vuoi «coincidenze». Lasciamo perdere le congiunture economiche e quei tre esercizi che se chiudono avranno i loro sacrosanti motivi. Che non c'entrano con quel Varese Ligure lì, quello di marchi, certificazioni ambientali e scommessa eolica. «In effetti è strano, ma credo sia proprio una casualità - insiste il sindaco Michela Marcone -. E se andiamo a vedere, due nuovi esercizi hanno aperto lo scorso anno e un altro lo farà a breve». Tu, che alle coincidenze ci credi poco insisti con l'Albergo Della Posta che denuncia un calo d'affari del 50 per cento, con quel lavorare solo sul passaggio, con la stranezza di chi magari chiude perché il lavoro cresce ed è lì da troppi anni per tirare ancora avanti la baracca. E se Gianni Fazio, responsabile Confcommercio Val di Vara, definisce fisiologica la chiusura di alcuni locali a fronte d'un tessuto economico sano, il sindaco precisa: «Credo che per interpretare i numeri sia necessaria la conoscenza di altri fattori. Il calo delle presenze è un dato nazionale. Anche Varese ne ha risentito seppure in misura minore. Un po' ovunque qui intorno le strutture alberghiere si trasformano in residence, non è un buon segnale, ma quel che manca è la mano d'opera».
Allora è vero che i giovani che se ne vanno? «Non più di prima. Chi nasce a Varese mica è costretto a rimanerci, però deve avere l'opportunità di scegliere di poter lavorare qui o andarsene». Hanno questa opportunità? «Sì, ovviamente in alcuni precisi settori». Le chiedi lumi sulla flessione economica nel borgo e lei te la conferma attribuendola, da un lato, alla fragilità della zona: «Il miracolo non esiste, deve esserci la collaborazione di tutti gli enti. Il Comune ci mette del suo, ma Provincia e Regione dove sono? Non basta riempirsi la bocca con l'entroterra da valorizzare».

D'altro canto c'è bisogno d'un passaggio culturale: «I nostri settori, che sono l'agricolo e l'artigianale, tradizionalmente non davano dignità sociale. È questo il nodo da sciogliere. Il progetto-Varese forse non s'è portato dietro un'imprenditorialità fiduciosa nelle proprie risorse».

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