Grande amore per la sua terra, una semplicità gentile e posata e molta voglia di raccontarsi e mettersi in gioco. Così descriverei Ettore Liuzzi, artista varesino che da oltre quarant'anni dedica al paesaggio locale la sua produzione pittorica. Proprio per celebrare i quarant'anni dalla sua prima personale, nasce la mostra "Liuzzi a Brinzio" che verrà inaugurata sabato 10 dicembre presso il Museo della Cultura Contadina di Brinzio. La mostra, che si compone di una cinquantina di opere tra acquarelli e olii, sancisce e riflette l'amicizia pluriennale tra l'artista e Brinzio, dove Liuzzi ha esposto molte volte ma che quest'anno ha voluto dedicare un'intera esposizione esclusivamente alle sue opere.
Come nasce l'idea di questa mostra signor Liuzzi?
L'amicizia con Brinzio è pluriannale: tante volte sono stato chiamato insieme ad altri artsiti ad esporre in questo Comune. Quest'anno però i miei amici di Brinzio hanno voluto farmi un regalo e hanno chiesto a me solo di esporre mettendomi a disposizione un'intera sala del museo della Civiltà Contadina con cui peraltro già collaboro disegnando gli oggetti e i particolari utili alla realizzazione dei pannelli didattici. Inoltre ci tengo a sottolineare che visitando la mostra si può anche fare del bene: è infatti possibile acquistare una "Madonna" da me realizzata il cui ricavato sarà inviato al Missionario Padre Santiago Piccinelli, in El Salvador.
Può raccontarci qualcosa della sua carriera artistica? Come è nata?
Come si dice spesso in questi casi è nata quasi per caso e per gioco: quando avevo 23 anni mi trovavo ad Albizzate e avevo un amico che prendeva lezioni dal maestro Solaro. Il mio amico, Gianfredo, però diceva che si annoiava da solo così dissi "Vengo anche io ma solo per farti compagnia". In effetti la mia è una formazione tecnica quindi mai mi sarei immaginato di cimentarmi in alcuna realizzazione di tipo artistica. Una volta lì fu però il maestro stesso a spingermi a esercitarmi en plein air. "Conosci la prospettiva, i volumi: possiamo iniziare il colore ad olio" mi disse e così iniziai.
Come è passato dalla semplice esercitazione all'esposizione fino ad arrivare ad una personale?
Fu la mia fidanzata -futura moglie- a spingermi nel 1954 a esporre in una mostra internazionale per dilettanti. Seppur controvoglia chiesi al mio maestro un consiglio su quale opera potesse essere degna di un'esposizione. Il Maestro Solaro mi segnalò un'opera che lui considerava addirittura il mio capolavoro-si trattava di un paesaggio di Varese- e così esposi e con mia grande sorpresa vinsi il primo premio.
Merito quindi della sua fidanzata possiamo dire? Assolutamente: fu sempre lei, oramai mia moglie, a spronarmi nel 1971 a esporre la mia prima personale alla Casa Varesina dell'Arte. Era la prima volta che affrontavo il mercato dell'arte e devo dire che fu piuttosto uno choc per me: più del 60% delle mie opere fu venduto facendo aumentare notevolmente le quotazioni dei miei quadri. Una sorpresa e una gioia del tutto inaspettati. Da quella volta ho quindi continuato ad esporre in collettive e rassegne nazionali con risultati piuttosto soddisfacenti. Oltre ai numerosi premi e riconoscimenti che mi sono stati tributati, devo dire che una delle cose che mi dà più soddisfazione è pensare che le mie opere si trovano in giro per il mondo in collezioni private in Italia, ma anche in Olanda, Svizzera, Francia, Germania, Israele e negli Stati Uniti.
Quasi tutti i suoi quadri, signor Liuzzi, rappresentano paesaggi. Non si è mai dedicato invece alla ritrattistica? Qualche anno fa ho seguito un corso di corrispondenza per imparare l'anatomia umana che però non ho mai approfondito. Ho un grande rispetto per la figura umana e penso che vada trattata con l'attenzione e la cura dovute. Non avendo io acquisito le tecniche necessarie per ottenere una figura umana come si deve, ho lasciato stare. Mi dedico invece molto al paesaggio, in particolare a quello di Varese e dintorni, la mia terra d'adozione. Sono infatti nato a Pola da madre istriana e padre tarantino, marinaio. Per seguire mio padre nei suoi spostamenti ci siamo quindi trasferiti a Venezia per qualche anno e siamo quindi approdati nel varesino che è a tutti gli effetti la mia terra. Dei miei anni veneziani ho ricordi bellissimi che esprimo in alcuni paesaggi di Venezia, città unica che sento come mia terra madre.
Che rapporto ha con i suoi quadri? Immagino che per un'artista non sia facile vendere dei pezzi di sè come sono le sue opere o sbaglio?
In effetti quello che si stabilisce con le proprio opere è un rapporto di amore e come in tutte le storie di grande amore c'è anche una dose di gelosia. Le confesso che i quadri a cui sono più affezionato, che mi dicono qualcosa in più, li nascondo. Non vorrei mai infatti che qualcuno vedendoli possa innamorarsene altrettanto; sarebbe a quel punto una sgarbo non offrirglielo. Preferisco quindi non farglielo vedere tenendo per me le opere che mai vorrei sapere lontano da me. Il quadro per me è un atto d'amore: vendo i miei quadri -c'è un mercato ed è giusto rispettarne le regole- ma per me sono tutt'altro che prodotti. Quando faccio un quadro è come se componessi una poesia. Cerco di cogliere un sentimento, una sensazione, un aspetto che più mi colpisce in quel momento. Il quadro per me è vita che rimane e quello che io ho con i miei quadri è un dialogo continuo e sempre vivo. La stessa cosa a volte capita con chi li guarda: vedo lo sguardo dell'osservatore farsi più vivo come se stesse a tutti gli effetti comunicando con l'immagine. La più grande soddisfazione per me è che chi osserva i miei quadri mi dica: il tuo quadro è vivo, mi parla. Se un quadro parla lo farà per sempre.
APERTURA
MOSTRAsabato 10 dicembre ore 14.30
GIORNI E ORARI VISITE dalle ore 14.30 alle ore 17.30 domenica 11 e 18 Dicembre, 8 Gennaio
sabato 17 Dicembre e 7 Gennaio
giovedì 22,29 Gennaio
(INGRESSO LIBERO)
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.