Controcultura

Vassalli contro i conservatori travestiti da contestatori

Vassalli contro i conservatori travestiti da contestatori

Nel marzo 1969 Sebastiano Vassalli scrisse sulla rivista Ant Ed, tirata all'epoca in pochissime copie, l'articolo "I nuovi travestiti, una rarità pubblicata ora dalla casa editrice De Piante (www.depianteeditore.it). Eccone un brano in anteoprima.

Caratteristica essenziale del travestito è quella di essere pianificato (e pianificatore), nell'ambito di una continuità moderatamente dinamica delle istituzioni, preventivamente in senso contestatario. Di trasformare l'opposizione da negativa in positiva, perché rientri in una certa sfera di rapporti e di interessi epicureisticamente intesi come sistema egocentrico; cioè alla gloria personale dell'Individuo, del Travestito: alla sua infrenabile e irresistibile ascesa su per le scale gerarchiche, verso le seggiole, le cattedre, i troni, i seggi, gli scanni, tutto può giovare: dalla Cina (lontana, nonostante il film di Bellocchio) al capitano Guevara, dal Potere Negro (che oltre Atlantico non dà fastidio) alla retorica sul fascismo ai Movimenti Studenteschi (che possono, questi, dare anche fastidio: ma poi si scopre che sono fondamentalmente utili, in quanto dirottabili contro i travestiti di ieri). (...)

Chi vuole farsi un'idea sommaria e molto approssimativa di quali siano l'entità e l'incidenza nella nostra cultura della corsa al travestimento, dia un'occhiata alle riviste (di filosofia, letteratura, architettura ecc.) uscite l'inverno scorso (si intende quello del '68, ndr). Per conto nostro intendiamo chiarire fin da ora che, se non ci siamo schierati (e non ci schiereremo) nel coro cartaceo dei plaudenti-alla-contestazione, è perché non ci va di spacciare quello che facciamo per qualcosa di diverso da ciò che realmente è; che se non ci facciamo crescere i baffi all'ingiù o la zazzera o non andiamo in giro vestiti di trine, merletti, velluti e plastica è perché non ci va proprio di schierarci con i nuovi travestiti. Ma guardateli. Le università, i circoli culturali «di sinistra», gli edifici costosi della «top direction», le sedi dei partiti politici e dei settimanali per uomini, le case editrici, i teatrini alla moda ne sono pieni. I loro atteggiamenti sono puramente dettati dallo spirito di conservazione, questo è logico: sono i vecchi arnesi della paccottiglia di sempre, i re travicelli che non affonderanno mai. Per un momento hanno creduto, forse, di vedersela brutta; ma ormai sorridono, trionfano: perché non solo il pericolo di andare a fondo è stato ancora una volta scongiurato, ma anzi le posizioni si sono rafforzate, le gerarchie chiarite, la lotta per il potere - fino a ieri svoltasi al coperto, in spazi chiusi e felpati e, per così dire, a calci sotto il tavolo - ora è diventata aperta, è stata pubblicizzata; e i travestiti, in cambio di mediocri servigi alla portata di qualunque ruffiano, hanno trovato un aiuto «dal basso» veramente insperato ed insperabile.

No, non voglio con questo dire che tutti gli studenti e i contestatori siano stati e siano totalmente ingenui: molti lo sono, molti invece si rendono conto di questo nuovo stato di fatto ma non riescono a sottrarvisi; oppure sono stati tratti in inganno - e vi sono tuttora trattenuti - dall'innegabile abilità dei travestiti.

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