RomaLe ordinazioni di 21 nuovi preti lefebvriani «sono da considerarsi illegittime». Lo ha precisato ieri la Sala stampa della Santa Sede, prendendo le distanze dallannunciata iniziativa della Fraternità San Pio X, che si appresta a iniziare un dialogo con la Congregazione per la dottrina della fede ma ha deciso comunque di procedere ad ordinare nuovi preti illegittimi: il 19 giugno nel seminario Usa di Winona, nel Minnesota; il 27 giugno in quello tedesco di Zaitzkofen e il 29 giugno a Econe, in Svizzera.
Il comunicato vaticano cita la Lettera sul caso Williamson e sulla revoca delle scomuniche, scritta da Benedetto XVI ai vescovi di tutto il mondo lo scorso 10 marzo, nella quale il Papa ricordava: «Finché la Fraternità non ha una posizione canonica nella Chiesa, anche i suoi ministri non esercitano ministeri legittimi nella Chiesa... finché le questioni concernenti la dottrina non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri... non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa». Per questo, spiega la Santa Sede, «le ordinazioni sono quindi da considerarsi tuttora illegittime».
La nota vaticana preannuncia però limminente nuova collocazione della commissione «Ecclesia Dei», incaricata del dialogo con i lefebvriani, che passerà sotto la giurisdizione della Congregazione per la dottrina della fede. Un motu proprio di Papa Ratzinger, la cui pubblicazione è attesa a giorni, sancirà il passaggio, nominando il Prefetto dellex SantUffizio William Levada presidente della commissione. Mentre per lincarico di segretario si fa il nome di monsignor Guido Pozzo, che già da molti anni lavora alla Congregazione per la dottrina della fede ed è ben conosciuto sia dal Pontefice che dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Dopo lestate, dunque, dovrebbe iniziare formalmente quell«auspicato chiarimento delle questioni dottrinali e, conseguentemente, anche disciplinari, che rimangono tuttora aperte».
Il superiore della Fraternità, il vescovo Bernard Fellay, ha detto allagenzia «Zenit» che la decisione di procedere con le ordinazioni non è «un affronto alla Chiesa né tantomeno un rifiuto alla mano tesa dal Santo Padre, per il quale ogni giorno preghiamo». Ma è certo che alcuni mesi fa, dopo la revoca della scomunica, allo stesso Fellay era stato autorevolmente suggerito di scrivere una lettera a Ratzinger presentando la situazione dei seminaristi in attesa di diventare sacerdoti e il loro attaccamento al Papa, manifestando la volontà di ordinarli perché necessari alla vita delle comunità tradizionaliste. Nessuna lettera è stata però spedita da Econe.
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