Il Vaticano chiude il caso Allam: «Sull’islam idee sue, non del Papa»

La precisazione della Santa Sede dopo le polemiche dei musulmani

da Roma

Impartito nella veglia pasquale da Benedetto XVI, pareva che il battesimo del vicedirettore del Corriere della Sera, Magdi Cristiano Allam, fosse destinato a turbare il dialogo islamo-cristiano che sarà portato avanti dal già calendarizzato Forum di novembre. Dai nuovi sviluppi si capisce invece che la vicenda esula Allam da ogni coinvolgimento diretto e interessa piuttosto la delicata partita diplomatica in corso tra il Vaticano e il mondo islamico, avviata dalla lettera dei 138 saggi musulmani lo scorso anno. Non a caso il portavoce della Santa Sede ha atteso qualche giorno prima di intervenire in merito alla nota dei 138 saggi, firmata nei giorni scorsi dal portavoce Aref Ali Nayed, che ha interpellato il Vaticano con vie laterali.
Subito dopo la cerimonia Nayed si era chiesto se un battesimo di così «alto profilo» dovesse essere considerato dai musulmani «un avallo papale ai discorsi di Allam sulla natura dell’islam». La risposta si è fatta attendere ed è arrivata ieri dalla Radio Vaticana. «Ogni credente è libero di conservare le proprie idee su una vastissima gamma di questioni e di problemi di cui vi è un legittimo pluralismo fra cristiani», ha spiegato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Per il Vaticano, «Magdi Allam ha diritto di esprimere le proprie idee senza evidentemente diventare espressione ufficiale delle posizioni del Papa». Dunque indipendentemente dai rapporti con i 138 saggi e leader religiosi musulmani.
Lombardi ha chiarito che l’itinerario di confronto e di dialogo «non va interrotto ed è prioritario rispetto ad episodi che possono essere oggetto di malintesi». Ma dopo alcuni giorni di riflessioni, la Santa Sede ha deciso di aggiungere anche un nuovo tassello al rapporto con l’islam. Superando le polemiche che hanno accompagnato la conversione di Allam, accusato di apostasia in molti forum di reti satellitari arabe, Lombardi ha espresso «altissima stima» all’esponente dei 138. Ma si è particolarmente soffermato su un punto, considerato centrale anche dal Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso: le critiche avanzate da Nayed sul rischio di proselitismo nelle scuole cristiane in terra islamica. «Ci sia permesso – ha detto con chiarezza Lombardi – di manifestare a nostra volta dispiacere per quanto il professor Nayed dice circa l’educazione nelle scuole cristiane nei Paesi a maggioranza musulmana, obiettando sul rischio di proselitismo».
Alla Santa Sede sembra infatti che «la grandissima tradizione di impegno educativo della chiesa anche nei Paesi a maggioranza non cristiana meriti ben altro apprezzamento». La risposta dei 138 è arrivata, ma finora per via italiana. È stato l’imam Yahya Pallavicini a esporre la posizione dell’islam. «Siamo molto soddisfatti della risposta – ha detto Pallavicini dopo aver parlato con Nayed e altri colleghi –. L’impressione è che nulla sia stato macchiato». Per Pallavicini si tratta soltanto «di chiudere quell’episodio e andare avanti». In legittima autonomia, Magdi Cristiano Allam ha ribadito ieri la sua posizione critica verso l’islam, precisando che il suo è stato «un gesto pubblico ma non politico».

«Se considerassi l’islam una religione vera, buona, della moderazione, dell’amore e della vita non mi sarei convertito», ha detto in un’intervista radiofonica. E, a conferma che le polemiche non lo abbiano affatto turbato, il giornalista ha ribadito: «Rinnego totalmente il politicamente corretto e affermo il mio sacrosanto diritto e dovere a esprimere ciò che penso».

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