La Santa Sede e la Conferenza episcopale italiana guardano con attenzione, interesse ma altrettanto distacco quanto accade nella politica italiana in questo momento, soprattutto al centro, dove l’uscita di Francesco Rutelli dal Pd e la possibile nascita di una nuova Cosa bianca grazie all’unione tra rutelliani e Udc, sta smuovendo le acque.
È indubbio che Pier Ferdinando Casini sia stimato Oltretevere come pure dai vertici Cei: tutti ricordano come alle ultime elezioni politiche l’ex presidente dei vescovi, il cardinale Camillo Ruini, aveva fatto il possibile perché l’Udc fosse accettato come alleato del centrodestra pur senza essere inglobato nel Pdl. «È interesse dello stesso Popolo delle libertà - fecero presente allora le gerarchie - che sia salvaguardato un partito che fa direttamente riferimento alla dottrina sociale cristiana». Com’è noto, andò diversamente. Berlusconi vinse le elezioni con la Lega ma senza il partito di Casini. Vaticano e vertici dell’episcopato tirarono comunque un sospiro di sollievo, dopo le tensioni verificatesi con il governo Prodi, sapendo che sui cosiddetti «valori non negoziabili» i cattolici sarebbero stati alla fine più tutelati dal Pdl che dal Pd. Ma la convinzione di Ruini - che ha giocato un ruolo di indiscusso protagonista durante gli anni della sua presidenza della Cei - come pure quella del suo successore Angelo Bagnasco, è che non si sarebbe potuto far marcia indietro verso il partito unico dei cattolici. Anche per questo era stato ufficiosamente benedetto l’impegno di alcuni esponenti del mondo cristiano, i teodem, nel nuovo Partito democratico.
Con differenza di ruoli e di approcci, alla Segreteria di Stato e alla Cei stanno a cuore gli stessi obiettivi, vale a dire la salvaguardia di alcuni valori fondamentali, nella direzione espressa da Benedetto XVI nell’ultima enciclica, Deus Caritas est, dove per la prima volta la questione antropologica e i temi della bioetica e della difesa della vita sono presentati come emergenza sociale accanto a quelli della povertà e dello sviluppo sostenibile. Centrista per vocazione - quella dell’inclusivo et et è la legge segreta del cristianesimo - la gerarchia, pur non rimpiangendo certi bizantinismi della Prima Repubblica, non si è mai innamorata del bipolarismo.
Bisogna fare attenzione, poi, nell’attribuire giudizi su queste questioni all’episcopato, che interviene sì nella vita del Paese sulle grandi questioni e sulle emergenze (ad esempio quella educativa, considerata oggi una priorità), ma non si pronuncia sulle formule politico-partitiche. «Bisognerà capire - confida un autorevole prelato d’Oltretevere - che cosa accadrà: quale sarà la consistenza dell’apporto di Rutelli e quale forza potrà rappresentare la nuova aggregazione centrista». Una Cosa bianca pronta a dialogare a destra e a sinistra (in questo momento forse più a sinistra) e che potrebbe diventare determinante per la vittoria di una o dell’altra coalizione. E i «valori non negoziabili»? «Tolto il testamento biologico, tolta di mezzo la possibilità dell’eutanasia e la sperimentazione selvaggia sugli embrioni, l’unico punto “caldo” - continua il prelato - potrebbe essere quello del riconoscimento delle coppie di fatto. Ma su questo proprio il cardinale Ruini, a suo tempo, aveva manifestato disponibilità al dialogo, purché si abbandonasse l’idea di equiparare queste alla famiglia e si facesse ricorso al diritto privato».
Insomma, par di capire che la presenza di un centro con valori ben definiti e una consistenza tale da ambire se non alla leadership almeno a un ruolo determinante in un futuro esecutivo, sia un’ipotesi che non dispiaccia alle gerarchie.
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