Fumata bianca

Inizia la guerra del Conclave: le mosse incrociate. L'identikit del nuovo Papa

Nella settimana in cui la salute del Papa fa preoccupare, un cardinale senza nome rende pubblico un documento sulla futura elezione

Inizia la guerra del Conclave: le mosse incrociate. L'identikit del nuovo Papa

"Non sappiamo se il Conclave è vicino, ma sappiamo che è sicuro". Questa vecchia battuta curiale, non priva di quel tipico umorismo nero frequente tra i prelati, è tornata di moda questa settimana. Argomento tabù in pubblico, il Conclave è il primo pensiero nella testa di tanti cardinali. L'età avanzata e la salute cagionevole di Francesco hanno riportato in auge il dibattito sulla futura elezione del nuovo Papa.

Il documento del cardinale senza nome

Giovedì scorso, La Nuova Bussola Quotidiana ha pubblicato in esclusiva un documento firmato da un cardinale anonimo. Il testo contiene un giudizio negativo di questi ultimi 11 anni ed un identikit del successore di Bergoglio. "Il compito del prossimo pontificato dovrà quindi essere quello di recuperare e ristabilire le verità che sono state lentamente oscurate o perdute tra molti cristiani", ha scritto il porporato rimasto senza nome e che ha scelto lo pseudonimo di Demos II, in omaggio ad un documento analogo, pubblicato nel marzo del 2022 dal vaticanista Sandro Magister sul suo blog, firmato Demos e dietro al quale si celava il cardinale australiano George Pell. Il primo prefetto emerito della Segreteria per l'Economia, morto pochi giorni dopo Benedetto XVI nel gennaio del 2023, ha dedicato gli ultimi mesi della sua vita alla preparazione di un memorandum sulle priorità che dovrà affrontare il futuro Pontefice. Convinto che il Conclave non fosse lontano, Pell scelse di operarsi a Roma anziché in Australia o altrove come gli avevano suggerito gli amici. Il cuore dell'anziano cardinale, già provato dagli anni di ingiusta detenzione in patria, si è fermato al termine dell'intervento chirurgico all'anca. La preoccupazione del porporato australiano di arrivare impreparati al prossimo Conclave, però, non è morta con lui ed è condivisa da molti membri del sacro Collegio.

Le priorità del nuovo Papa

Demos II, così come fece Pell/Demos nel suo memorandum, non si è limitato ad una diagnosi dell'attuale situazione della Chiesa ma ha indicato anche i punti da cui, secondo lui, bisognerebbe ripartire. Nel documento anonimo si legge: "Il Papa è il successore di Pietro e il garante dell'unità della Chiesa. Ma non è un autocrate. Non può cambiare la dottrina della Chiesa e non deve inventare o alterare la disciplina della Chiesa in modo arbitrario. Governa la Chiesa collegialmente con i suoi fratelli vescovi nelle diocesi locali. E lo fa sempre in fedele continuità con la Parola di Dio e l'insegnamento della Chiesa".

Le indicazione per il nuovo Papa partono quasi tutte da critiche a quello attuale. Ad esempio, Demos II ha sostenuto che "l'ambiguità non è né evangelica né accogliente. Al contrario, alimenta il dubbio e le pulsioni scismatiche" e poi ci ha tenuto a precisare che "le questioni dottrinali non sono fardelli imposti da insensibili 'dottori della legge'". Il cardinale senza nome ha scritto che "tra i segni dell'attuale pontificato ci sono l'eccessivo affidamento al motu proprio come strumento di governo e una generale noncuranza e avversione per i dettagli canonici", richiamando il suo successore al rispetto del diritto canonico. Un'altra necessità indicata è la riduzione dei viaggi apostolici in giro per il mondo. L'autore ha scritto: "Il Vaticano stesso ha urgente bisogno di un rinnovamento della morale, di una pulizia delle istituzioni, delle procedure e del personale e di una riforma profonda delle finanze per prepararsi a un futuro più impegnativo. Non si tratta di cose da poco. Richiedono la presenza, l'attenzione diretta e l'impegno personale di qualsiasi nuovo Papa".

Infine, Demos II ha puntato l'indice sul trattamento che Francesco ha riservato nei suoi 11 anni al Collegio cardinalizio. Per il cardinale anonimo, "l'attuale pontificato ha posto l'accento sulla diversificazione del collegio, ma non è riuscito a riunire i cardinali in concistori regolari volti a promuovere una genuina collegialità e fiducia tra i fratelli" quindi "molti degli elettori che voteranno nel prossimo conclave non si conosceranno veramente, e quindi potrebbero essere più vulnerabili alle manipolazioni". Il finale, poi, è una stroncatura piena del pontificato bergogliano. Demos II, a chi può chiedersi il perchè della scelta di rimanere anonimo, ha fatto sapere che "la risposta dovrebbe essere ovvia per chiunque conosca l'attuale ambiente romano" ed è da rintracciare nel fatto che "la franchezza non è ben accetta e le sue conseguenze possono essere spiacevoli". Il documento ha evidenziato la contraddizione esistente tra la "forte dipendenza dell'attuale pontificato dalla Compagnia di Gesù, la recente problematica opera del cardinale Fernandez al Dicastero per la Dottrina della Fede e l'emergere di una piccola oligarchia di confidenti con un'influenza eccessiva all'interno del Vaticano" con "le pretese di decentramento sinodale".

La riforma del Conclave

Il documento è circolato in tutto il mondo, specialmente in Vaticano. Il cardinale cinese Joseph Zen Ze-kiun lo ha rilanciato sui suoi profili social, dimostrando presumibilmente di condividerne i contenuti. Ma sulla speranza di un nuovo Papa che riparta dal programma presentato da Demos II incombe, però, la possibilità di una riforma del Conclave in grado di sparigliare le carte. Lo scorso dicembre la vaticanista statunitense Diane Montagna aveva lanciato per prima l'indiscrezione su The Remnant di una bozza di documento all'esame del Papa finalizzato ad eliminare le Congregazioni generali, riorganizzare il lavori in piccoli gruppi come al Sinodo e a rendere elettori anche suore e laici. Uno scenario rivoluzionario, anticipato in un libro del lontano 1975 scritto da Franco Bellegrandi, già cameriere di spada e cappa di Sua Santità fino al 1973. L'opera dal titolo Il portone di bronzo nasceva nell'ambito della forte opposizione alle riforme montiniane di una parte dell'ex corte pontificia e riportava anche di un dialogo dell'autore con un officiale della Segreteria di Stato sull'ipotesi di una riforma del Conclave che avrebbe dovuto prevedere il coinvolgimento di laici, prospettando i problemi che questa scelta avrebbe poi comportato.

Questa settimana anche una voce autorevole come quella dello storico Alberto Melloni ha detto la sua su un'eventuale riforma del Conclave. L'esponente di spicco della cosiddetta scuola di Bologna, dopo aver bocciato Fiducia supplicans giudicandolo un documento "inutile", "inefficace" e "volgare", si è schierato a favore di una riforma del Conclave su Il Mulino ma in una prospettiva diversa, scrivendo che "non ci vuole infatti molta fantasia a capire che il Collegio cardinalizio dovrà proteggere l’eletto dal rischio che egli venga delegittimato da un’accusa costruita per dividere i porporati che impugneranno l’elezione di una persona indegna da quelli che invece riterranno l’elezione comunque valida, almeno per presunzione di innocenza". Come da titolo, Melloni ha chiesto un Conclave "più lento" prevedendo un diradamento degli scrutini e dunque un voto al giorno e un giorno di pausa.

Il professore ha detto di ritenere probabile che Francesco farà la riforma del Conclave ma non ha nascosto i suoi dubbi su come la farà, sostenendo che "i canonisti ai quali ha affidato atti di riforma molto importanti non sembrano avere il talento ecclesiologico di un Eugenio Corecco e nemmeno il virtuosismo giuridico di Mario Francesco Pompedda".

Commenti