Gonne alzate, porno e sesso a tre blasfemo: le accuse contro Rupnik che fanno tremare il Vaticano

Testimonianza choc di una delle presunte vittime dell'ex gesuita. C'è delusione per la gestione del caso da parte della Santa Sede

Gonne alzate, porno e sesso a tre blasfemo: le accuse contro Rupnik che fanno tremare il Vaticano

Quattro mesi dopo la notizia della deroga alla prescrizione per permettere al dicastero per la dottrina della fede di indagare sulle accuse di abusi mosse da diverse ex suore della comunità Loyola nei confronti di Marko Ivan Rupnik, una delle presunte vittime ha deciso di metterci la faccia e raccontare la sua esperienza in una difficile conferenza stampa che si è tenuta mercoledì scorso a Roma, nella sede della Federazione nazionale stampa italiana. La romana Gloria Branciani, accompagnata dalla sua ex consorella Mirjam Kovac che all'epoca dei fatti era la segretaria della superiora della comunità, ha raccontato il suo incontro con il famoso religioso e artista sloveno avvenuto negli anni Ottanta e che le avrebbe causato anni di abusi sessuali, psicologici e spirituali.

Il racconto choc

Commossa ma determinata. Così si è presentata alla stampa la quasi sessantenne che già da tempo, nelle lettere-denuncia alle autorità ecclesiastiche e nei colloqui anonimi con alcuni giornali, ha puntato l'indice contro uno dei mosaicisti più famosi del mondo. Con lucidità, la donna ha osservato in apertura di conferenza: "oggi sono consapevole che l'abuso spirituale, psicologico e fisico sono espressione dell'abuso di coscienza, un abuso più profondo". A seguire il drammatico racconto di un rapporto che la protagonista ha definito con due parole: "manipolazione e plagio". Tutto sarebbe iniziato nella metà degli anni Ottanta con l'incontro all'università romana La Sapienza favorito dall'amore per l'arte e dal progetto di diventare una missionaria di lei.

Rupnik aveva già fama di essere una figura di profonda spiritualità. Secondo Gloria, l'allora gesuita sloveno avrebbe fatto leva sulla sua fragilità per stabilire una relazione speciale che col passare del tempo si spinse sempre oltre: "mentre dipingeva in atelier - ha rivelato la donna - fissava il mio corpo e una volta mi alzò la gonna, dicenedo che quello era il gesto che faceva la Madonna per rivelare la divina umanità di Cristo che era sapienza del Padre". Quello sarebbe stato il primo di tanti approcci fisici messi in atto da Rupnik, giustificato con questioni teologiche o di crescita spirituale.

Il sesso a tre e i porno

Completamente soggiogata dal rapporto con Rupnik, Gloria professò i voti perpetui nella comunità di Loyola, a Lubiana trasferendosi in Slovenia su pressione di quello che era anche il suo padre spirituale. Gli anni in Slovenia furono i peggiori: nel racconto della donna, infatti, le richieste sessuali dell'artista sloveno divennero sempre più insistenti al punto che una volta, in macchina, avrebbe perso la sua verginità. Da allora, ha raccontato l'ex suora, "fui costretta ad altri tipi di rapporti intimi per i quali era evidente il mio disprezzo". Il culmine sarebbe stato raggiunto quando il gesuita gli avanzò la richiesta di fare sesso a tre con un'altra consorella. Questa la motivazione che avrebbe addotto l'artista alla sua presunta vittima: "doveva avere il significato della Trinità, lo Spirito Santo che univa il nostro modo di relazionarsi".

Più tardi, secondo Gloria, Rupnik le avrebbe confidato di aver incassato la giustificazione teologica del padre spirituale per queste pratiche sessuali a tre che sarebbero cominciate all'interno di un appartamento a Gorizia. Nel 1991, poi, l'incubo di Gloria si spostò a Roma dove seguì il gesuita: nella Capitale, il religioso sloveno l'avrebbe portata più volte all'interno di cinema a luci rosse, sostenendo che "la pornografica è una forma d'arte". Questo sarebbe avvenuto mentre non si riducevano gli approcci sessuali, in particolare - ha rivelato l'ex suora - mentre l'artista dipingeva il volto di Gesù nel suo atelier. Una dimensione blasfema che sarebbe andata di pari passo con una forma di ricatto psicologico: di fronte alle resistenze della donna in privato, il religioso l'avrebbe poi più volte umiliata in pubblico, davanti alla comunità, accusandola di una crescita spirituale non ancora raggiunta.

La fuga e la rabbia

Gloria, comunque, avrebbe avuto la forza di ribellarsi, di denunciare l'atteggiamento di Rupnik con la sua superiora e con il padre spirituale stesso del gesuita sloveno. Senza successo, però: messa ai margini all'interno della comunità Loyola, la donna si è poi dimessa con una lettera che - a suo dire - avrebbe suggerito lo stesso padre spirituale di Rupnik, per evitare scandali. Nella conferenza stampa, Mirjam Kovac ha confermato il racconto della fuga della sua ex consorella: lei all'epoca non era a conoscenza delle violenze fisiche subite dalla suora romana e da altre diciannove consorelle, ma ha testimoniato l'esistenza di abusi di coscienza e di potere all'interno della comunità su cui la Santa Sede ha emesso pochi mesi fa un decreto di scioglimento.

I fatti denunciati da Gloria e da Mirjam avvenivano tra la metà degli anni '80 e l'inizio degli anni '90. Nel dicembre 2021, la testimonianza dell'ex suora romana è arrivata all'ex Sant'Uffizio incaricato di un'indagine preliminare sull'attività di Rupnik. Gloria, poi, è stata chiamata a deporre nella curia generalizia della Compagnia di Gesù. Al dicastero per la dottrina della fede, però, la denuncia contro l'allora gesuita è finita con una prescrizione dei fatti. Nonostante le durissime accuse nei confronti dell'artista sloveno, ritenute poi credibili dai gesuiti che lo hanno cacciato nel giugno del 2023, fossero note in Vaticano già dalla fine del 2021, Rupnik ha continuato ad essere "di casa" nei sacri palazzi, tanto da essere ricevuto il 3 gennaio 2022 in udienza da Francesco. Non solo: si è poi scoperto che l'artista sloveno era al centro di un caso più recente, arrivato al dicastero per la dottrina della fede nel maggio 2019, secondo cui avrebbe assolto in confessione una persona con cui aveva avuto un rapporto sessuale. Quest'accusa venne ritenuta credibile dagli organi competenti della Compagnia di Gesù che imposero a Rupnik delle restrizioni all'esercizio del ministero. Nonostante tutto ciò, l'allora gesuita venne chiamato in tempo di Covid, nel marzo 2020, a tenere la predica di Quaresima alla Curia romana. Due mesi dopo, l'allora congregazione per la dottrina della fede emise una scomunica riconoscendo veritiera l'accusa di assoluzione di un complice. Una scomunica misteriosamente ritirata poco dopo.

Lo scoppio dello scandalo e l'indignazione provocata dalla gestione della vicenda non ha impedito a monsignor Jurij Bizjak, vescovo di Capodistria, di incardinare Rupnik nella sua diocesi lo scorso ottobre. La Compagnia di Gesù lo aveva cacciato, ma non era stato ridotto allo stato laicale. Questo ha permesso l'incardinazione come diocesano in Slovenia, con successive polemiche che hanno portato il Papa a concedere la deroga alla prescrizione sui fatti relativi alla comunità di Loyola e quindi a consentire al dicastero per la dottrina della fede di indagare. Sono passati quattro mesi da allora ma non si sa nulla di quest'indagine: la presunta vittima Gloria ha confermato in conferenza stampa di non avere nuove notizie e non ha nascosto la sua delusione per la gestione poco trasparente che del dossier Rupnik ha fatto la Santa Sede.

Nelle numerose interviste concesse dal Papa in questi ultimi anni non ci sono state domande sul caso dell'ex gesuita sloveno che sta scandalizzando il mondo. L'unica giornalista a farlo è stata Nicole Winfield che in un'intervista per Associated Press aveva chiesto a Francesco se fosse intervenuto o meno nella vicenda, incassando una smentita e sentendosi rispondere: "per me è stata una sorpresa, davvero. Questo, una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita”. Dunque il Papa, nonostante sulle condotte di Rupnik si siano susseguite all'ex Sant'Uffizio due indagini tra il 2019 ed il 2022, ha negato di essere a conoscenza delle gravissime accuse contro l'uomo che chiamò in piena pandemia per tenere gli esercizi spirituali alla Curia.

Nella conferenza stampa delle presunte vittime, è stato sottolineato con amarezza come il Papa abbia ricevuto in udienza Maria Campatelli, direttrice del Centro Aletti fondato da Rupnik e sua strenua sostenitrice.

Con amarezza, invece, la presunta vittima dell'ex gesuita sloveno ha sottolineato in conferenza stampa come non ci siano state risposte alle sue lettere scritte alle massime autorità ecclesiastiche per sensibilizzarle sulla vicenda che l'avrebbe vista tristemente protagonista.

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