Leone e il "Pater Noster" in latino

All'interno della Basilica e anticipata alle 10, perché sul sagrato il caldo era infernale. Mentre paradisiaco è stato quel "Padre nostro", la preghiera delle preghiere recitata in latino. Un'oasi di spiritualità in questo arido deserto del quotidiano

Leone e il "Pater Noster" in latino
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Pater noster, qui es in cælis: sanctificétur nomen tuum; advéniat regnum tuum; fiat volúntas tua, sicut in cælo, et in terra. Nella domenica della Santissima Trinità, ieri in San Pietro si è celebrata la messa per il Giubileo dello Sport. All'interno della Basilica e anticipata alle 10, perché sul sagrato il caldo era infernale. Mentre paradisiaco è stato quel «Padre nostro», la preghiera delle preghiere recitata in latino. Un'oasi di spiritualità in questo arido deserto del quotidiano. A concelebrare, davanti a 3.500 fedeli con atleti e dirigenti delle società sportive, secondo quanto contabilizzato dalla Gendarmeria vaticana, i cardinali José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione e Mauro Gambetti, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, arciprete della Basilica di San Pietro. Otto i vescovi, 250 i sacerdoti, il presidente del Cio Thomas Bach e il ministro dello Sport Andrea Abodi, il judoka francese campione olimpico Aurelien Diesse e l'azzurro del calcio e oggi sindaco di Verona, Damiano Tommasi.

Panem nostrum cotidiànum da nobis hódie; et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris; et ne nos indúcas in tentatiónem; sed líbera nos a malo. Amen. In latino, la lingua dei padri (non solo della Chiesa) che qualcuno vorrebbe non fosse più la lingua dei nostri figli. Troppo il rischio che li aiuti a pensare con la loro testa, a organizzare i pensieri in modo diverso da come una cultura ormai più omogeneizzata che globalizzata vorrebbe. Pericoloso che un pizzico di curiosità si insinui tra i loro cellulari sempre accesi e magari li spinga a leggere un po' di Cicerone, Seneca o magari Cesare. Gravissimo se fossero spinti ad aprire un'Etica che quel genio di Spinoza voleva more geometrico demonstrata. Meglio ridurre tutto a quattro vocaboli perché, perfino quell'irriducibile progressista di Nanni Moretti lo condannava, chi parla male pensa male.

E allora ancora una volta a stupirci è questo Papa Leone: venduto, anzi svenduto troppo presto come un progressista da mercato all'ingrosso e che invece si sta rivelando una bella tempra di conservatore. Sottraendo questo bel termine da quella rozza semplificazione e denigrazione che pensieri deboli ne continuano a fare con doppi, se non tripli fini. Perché è lui a lasciar intravedere, senza rischiare di essere blasfemi, la mano benedetta dello Spirito Santo in quel Conclave che in troppi avevano già visto orientato verso pericolosi lidi progressisti e post sessantottini. E così consola, in questi tempi che Papa Ratzinger definiva di «pernicioso relativismo», riudire il Pater Noster in latino di fronte a tanti ragazzi e un'attenzione al rito che sembrava ormai persa. «Alcuni Padri della Chiesa - ha ricordato Papa Leone nell'omelia - parlano addirittura, arditamente, di un Deus ludens, di un Dio che si diverte». E lo dice in latino. Ecco perché, assicura, anche lo sport è un modo per avvicinarsi a lui. Uno e trino.

Come nel fondatore del suo ordine, quell'Agostino per cui Trinità e sapienza «sono intimamente legate. La sapienza divina è rivelata nella Santissima Trinità e la sapienza ci porta sempre alla verità». Di cos'altro abbiamo bisogno oggi?

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