"Ancora raffreddato". E il Papa corre in ospedale dopo l'udienza generale

Dopo il saluto ai fedeli, Bergoglio si è recato al Gemelli-Isola Tiberina per accertamenti ed è infine tornato in Vaticano

"Ancora raffreddato". E il Papa corre in ospedale dopo l'udienza generale
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Francesco non si è rimesso del tutto, ma oggi ha incontrato i fedeli nella tradizionale udienza generale del mercoledì che si è svolta in aula Paolo VI, all'interno del Vaticano. La catechesi odierna si è concentrata sull'invidia e sulla vanagloria. A leggerla, però, è stato monsignor Filippo Ciampanelli della Segreteria di Stato. Il Papa, infatti, ha spiegato ai fedeli presenti di essere ancora raffreddato. Al termine dell'udinenza, Bergoglio si è recato in macchina all'ospedale Isola Tiberina - Gemelli dove già lo scorso novembre si era sottoposto ad una tac per escludere la presenza di complicazioni polmonari. Da quanto filtra sulle agenzie, il Papa sarebbe andato in ospedale per una "visita". A proposito di questo passaggio all'ospedale, la Sala Stampa della Santa Sede ha successivamente informato i giornalisti che il Papa ha fatto "alcuni accertamenti diagnostici" e che "al termine è rientrato in Vaticano".

L'influenza

Il Papa è arrivato in aula Paolo VI sulla sedia a rotelle, accolto dagli applausi dei presenti. Con voce roca ha spiegato al microfono: "sono ancora un po' raffreddato". Per questo motivo, il Pontefice argentino ha deciso di far leggere la catechesi a monsignor Ciampanelli che lo aveva già "sostituito" lo scorso novembre in occasione di un altro malanno. La scelta sull'officiale della Segreteria di Stato è stata presa sul momento perché poco prima del suo intervento, Francesco ha pronunciato ai suoi collaboratori il cognome "Ciampanelli" e poi ha annunciato la lettura al microfono, avvertendo del persistere del suo stato influenzale. Da sabato scorso, giorno in cui la notizia è stata comunicata dalla Sala Stampa della Santa Sede, Francesco è alle prese con questo malanno di stagione che lo ha costretto ad annullare i suoi impegni in agenda anche lunedì. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha rassicurato però sulla salute del Papa dicendo che sta bene e che ha ripreso la sua attività.

La catechesi

Nella catechesi, letta da monsignor Ciampanelli, ci si è soffermati a criticare "il volto dell'invidioso" che "è sempre triste: lo sguardo è basso, pare che indaghi in continuazione il suolo, ma in realtà non vede niente, perché la mente è avviluppata da pensieri pieni di cattiveria. L'invidia, se non viene controllata, porta all'odio dell'altro". E a proposito dell'invidia, invece, il testo della catechesi sosteneva che "alla radice di questo vizio c'e' una falsa idea di Dio: non si accetta che Dio abbia la sua 'matematica', diversa dalla nostra".

La fatica e il sorriso

Francesco, con voce bassa, ha impartito la benedizione al termine dell'udienza generale e nei saluti finali ha ricordato il 25esimo anniversario della Convenzione sull'interdizione delle mine anti-persone ed ha espresso "vicinanza alle numerose vittime di questi subdoli ordigni, che ci ricordano la drammatica crudeltà delle guerre e il prezzo che le popolazioni civili sono costrette a subire". Infine, il Papa ha salutato i vescovi dell'Emilia Romagna che sono in visita ad limina a Roma in questi giorni. Ad alcuni di loro ha fatto cenno della gola, presumibilmente facendo riferimento allo stato influenzale che gli ha impedito di leggere la catechesi. Non è mancato, però, il sorriso nell'incontro con i presuli guidati dal cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna.

Aproposito di vescovi, il Papa si era visto costretto a rinunciare alla lettura del discorso per l'incontro con la Chiesa patriarcale di Cilicia degli Armeni durante il quale avrebbe dovuto parlare di vescovi.

Nel testo preparato dal Papa si leggeva: "Vi prego di sceglierli con cura, perché siano dediti al gregge, fedeli alla cura pastorale, mai arrivisti. Non vanno scelti in base alle proprie simpatie o tendenze, e bisogna stare molto attenti agli uomini che hanno 'il fiuto degli affari' o a quelli che 'hanno sempre la valigia in mano', lasciando il popolo orfano".

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