Fumata bianca

Politica e lgbt: chi è l'altro successore di Bergoglio a Buenos Aires

Nella sua Buenos Aires, il Papa nomina un arcivescovo discusso per gli elogi al peronismo e per la pubblicità mediatica di un battesimo

Politica e lgbt: chi è l'altro successore di Bergoglio a Buenos Aires

Joe Mario Bergoglio ha un nuovo successore. Il secondo dopo quello nominato nel 2013. Stiamo parlando dell'arcidiocesi di Buenos Aires, quella da dove i cardinali che votarono al Conclave successivo alla rinuncia di Benedetto XVI sono "andati a prenderlo quasi alla fine del mondo", come da celebre definizione del Papa neoeletto nel suo primo saluto dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro.

I risvolti della successione

La scorsa settimana Francesco ha nominato monsignor Jorge Ignacio García Cuerva, finora ad allora vescovo di Río Gallegos, alla guida dell'arcidiocesi che fu sua dal 1998 al 2013.

Il presule prende il posto del cardinale Mario Aurelio Poli, la prima nomina episcopale dell'attuale pontificato. All'epoca si parlò di "un altro Bergoglio" per definire il primo successore del neoeletto Papa alla guida della arcidiocesi porteña ma in realtà Poli - origini toscane e voluto vescovo della periferica diocesi di Santa Rosa da Benedetto XVI - in questi dieci anni ha mantenuto un profilo moderato, non facendosi conoscere per slanci eccessivamente entusiastici sul papato bergogliano e dovendo mandar già l'amaro boccone di essere stato il primate d'Argentina che non ha potuto ospitare il primo Pontefice argentino della storia in patria. Francesco, infatti, ha continuato a mantenere il punto, non programmando alcun viaggio nella sua terra d'origine.

La mancata proroga

Appena nominato arcivescovo di Buenos Aires, l'allora monsignor Poli - poi creato cardinale - non nascose di essere un amico di Francesco. Secondo molti, però, in questi dieci anni quel rapporto non è rimasto lo stesso. Se Bergoglio si fece notare ai tempi della sua presidenza della Conferenza episcopale argentina e della guida dell'arcidiocesi della capitale per i suoi duelli con Néstor e Cristina Kirchner - al punto che i coniugi presidenziali cominciarono a non partecipare alle cerimonie religiose da lui presiedute dopo un'omelia polemica al Te Deum del 2003- Poli ha stabilito nel corso del suo incarico una collaborazione non ostile con l'ex presidente liberale Mauricio Macri.

Secondo alcune ricostruzioni, ci sarebbe proprio un aneddoto relativo a questo rapporto con l'ex inquilino della Casa Rosada all'origine del gelo con Francesco. Nel febbraio del 2016 l'arcivescovo condivise con l'allora presidente una passeggiata in bicicletta a Roma, poco prima di un incontro in Vaticano. Il Papa, che non ha mai amato Macri al punto da riservargli un'udienza di soli venti minuti in quell'occasione, ne fu informato e ne rimase contrariato. Come che sia, è un dato di fatto che Francesco abbia scelto di accettare immediatamente le dimissioni presentate dal suo successore a Buenos Aires al compimento dei 75 anni, età in cui i vescovi vanno in pensione a meno che da Roma non sia concessa loro una proroga.

Una circostanza che si verifica spesso: lo stesso Bergoglio nel 2011 rimise il suo mandato nelle mani di Benedetto XVI che gli concesse una proroga grazie alla quale due anni dopo potè presentarsi in Conclave da vescovo diocesano in carica ed avere più chances per essere eletto. Francesco però, nonostante l'abitudine a prorogare gli incarichi dei presuli di cui si fida di più ed accettare subito le dimissioni di quelli legati alle precedenti stagioni, ha congedato senza deroghe l'amico Poli. È stato lo stesso cardinale argentino ad annunciarlo ai fedeli nel corso dell'omelia per il Giovedì Santo nella cattedrale porteña, citando - significativamente - Benedetto XVI e l'esempio delle sue dimissioni.

Un arcivescovo di strada

Ma chi è monsignor Jorge Ignacio García Cuerva, l'uomo che Francesco ha voluto nella sua ex arcidiocesi? Lo si può definire un astro nascente dell'episcopato argentino dal momento che ha ricevuto la consacrazione episcopale solamente nel 2018 ed un anno dopo, da vescovo ausiliare di Lomas de Zamora era stato promosso alla guida della diocesi di Río Gallegos. Francesco lo conosce bene dai tempi argentini per la sua esperienza da cura villero, prete delle favelas a ridosso della capitale argentina, nella diocesi di San Isidro, suffraganea dell'arcidiocesi di Buenos Aires.

La sua nomina ha fatto storcere il naso a molti nella Chiesa argentina. Sebbene non ci siano state prese di posizione pubbliche, la reazione dei contrari è stata resa manifesta dai messaggi di una conversazione WhatsApp finiti nelle mani della stampa in cui un ex cappellano militare, don Rodrigo Vázquez, ha attaccato il nuovo arcivescovo definendolo "peronista" e "kirchnerista" nonché sostenitore della causa Lgbt.

Perón e il battesimo delle polemiche

Le accuse a monsignor García Cuerva si riferiscono ad un'omelia pronunciata in una messa del 2016 nella parrocchia di Nuestra Señora de la Cava a Beccar in cui commemorava la figura del generale e presidente Juan Domingo Perón, dicendo che "tutti siamo d'accordo sul fatto che almeno una volta nella vita abbiamo detto 'Voglio essere un peronista'", oltre a citare il passaggio di un suo discorso.

Ma nel passato dell'arcivescovo villero c'è un altro episodio che sta facendo discutere in questi giorni. Nel 2012, infatti, fu l'allora don Jorge Ignacio a celebrare nella basilica del Santísimo Sacramento a Buenos Aires la cerimonia per il battesimo dei figli del personaggio televisivo Florencia de la V, transgender ed attivista delle campagne arcobaleno, prima persona ad ottenere nel suo Paese il cambio del nome sul documento legale.

I due gemelli nacquero in California dove Florencia e il compagno si rivolsero ad una clinica specializzata in maternità surrogata. Le polemiche non sono legate al battesimo in sé dei due bambini ma all'esposizione mediatica a cui lo stesso don García Cuerva non si sottrasse all'epoca, facendosi ritrarre al fianco della coppia nelle foto di copertina e nei servizi esclusivi di programmi televisivi.

Ritorno a casa

Sarà probabilmente il nuovo arcivescovo di Buenos Aires a fare ciò che non è riuscito al suo predecessore Poli: accogliere nella capitale il primo Pontefice argentino della storia. Francesco, infatti, ha di recente confidato al quotidiano La Nación la sua intenzione di tornare in patria per una visita apostolica che manca da più di dieci anni.

Tuttavia, il clima che troverà potrebbe essere ben diverso da quello che avrebbe trovato ad inizio pontificato, quando l'entusiasmo per il primo Papa sudamericano della storia era alle stelle. Da quando sui media nazionali si parla dell'imminenza del viaggio, sui social argentini è partita la campagna di chi addirittura presenta Bergoglio come persona non grata pubblicando un'immagine corrucciata del Santo Padre.

Dietro a queste critiche non ci sono le divisioni nella Chiesa ma piuttosto le elezioni presidenziali alle porte.

Si annuncia una tornata elettorale all'insegna dell'incertezza come dimostra il fatto che i tre pezzi da novanta della politica argentina, il presidente in carica Alberto Fernández e gli ex presidenti Mauricio Macri e Cristina Fernández de Kirchner, hanno già annunciato di non volersi ricandidare. Chi sarà l'inquilino della Casa Rosada che avrà l'onore di accoglierà il Papa nel suo primo ritorno a casa dopo l'elezione del 2013?

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