
Oggi è il primo dei tre giorni in cui i fedeli possono dare l’ultimo saluto a Papa Francesco prima del funerale che si terrà sabato mattina. Piazza San Pietro è già piena fin dalle prime ore del mattino e, terminata la cerimonia della traslazione, intorno alle 10, scatta una sorta di delirio collettivo che porta le frotte di fedeli presenti alla cerimonia a incamminarsi verso il Colonnato del Bernini dove ha inizio la fila per entrare in Basilica.
Una donna di 70 anni racconta di essere ancora visibilmente sotto choc per la morte del Papa. “Lunedì, quando si è diffusa la notizia, non sono riuscita a far nulla, sono rimasta a letto tutto il giorno. Lo avevo incontrato mesi fa e gli avevo raccontato dei miei problemi di salute. Lui mi aveva chiesto l’età e aveva commentato: ‘Ah, ma sei giovane… E che dovrei dire io che ho 88 anni?”. Dal Nord Italia, precisamente dal Lago di Iseo, arriva una comitiva di una 50ina di ragazzi giunti a Roma per un pellegrinaggio delle scuole medie già programmato da tempo. “È stato impressionante anche perché è successo il giorno prima della nostra partenza. Per me è la prima volta che partecipo a un evento simile”, dice un genitore che li accompagna. In fila si intravedono anche qualche clochard. “Siamo molto legati al papa. Lui, per noi, ha fatto tanto”, dice Konrad riferendosi all’attenzione che Bergoglio ha sempre avuto nei confronti dei senza tetto che la notte trovavano riparo attorno a San Pietro tanto da aver messo a disposizione delle docce per loro dietro il colonnato destro del Bernini. I clochard, in segno di riconoscenza, hanno allestito dentro il portico di via della Conciliazione una sorta di altarino improvvisato con tanto di candele, immagine del papa affissa al muro accanto alla quale è stato messo un quadretto raffigurante Gesù crocifisso. Un altro fedele si interroga sul nome che prenderà il prossimo papa e dice "Sarà interessante scoprire come si chiamerà il prossimo papa. Difficile che avremo subito un Francesco II...". Un altro pellegrino, proveniente da Firenze, è dispiaciuto di dover ripartire già domani: “Mi ha colpito molto la sua morte, era un brav'uomo, un vero esempio per tutti”. Qualche anziano sofferente per il caldo, si lamenta dell'organizzazione: "Avrei fatto meglio a vederlo da casa davanti alla tivù". Tantissimi giovani, invece, nell'attesa che la Basilica apra al pubblico, si sono seduti per terra sul piazzale di san Pietro vicino al Colonnato per riposarsi e guardare il loro smartphone. Tra la folla spicca un uomo con un cartello in cui compare la scritta: I detenuti ringraziano Papa Francesco perché si sono sentiti amati. Per i detenuti, è stato il migliore”, dice il pellegrino di nome Antonio De Feo, docente che lavora all’interno di una scuola carceraria dell’istituto penitenziario di Avellino dove opera anche come volontario. “Chiediamo l’indulto e l’amnistia perché anche il papa nell’atto di indizione del Giubileo ha chiesto un atto di clemenza per i detenuti che il governo non intende concedere”, dice l’insegnante campano che collabora col blog libertanticipata e che rivela di aver conosciuto il papa nel lontano 2004 quando Bergoglio si trovava a Roma per il sinodo dei vescovi sudamericani “e, in quell’occasione, mi offrì anche un cappuccino”.
Tra i fedeli in fila sono molti i sudamericani presenti. Ci sono i turisti messicani che, trovandosi in vacanza in Italia, hanno deciso di lasciare Capri per dare l’ultimo saluto a Papa Francesco, ma c’è anche l’operaio peruviano che ha chiesto un’ora di permesso dal lavoro per poter andare in Vaticano. Una donna uruguayana, invece, è partita col treno delle 5,30 da Milano: “Per fede si fa”, dice. E aggiunge: “Anche mia madre è morta da poco, ero molto affezionata a Papa Francesco e non volevo mancare”. Un anziano signore di Roma, invece, commenta: “C’era molta più fila vent’anni fa per la morte di Karol Wojtila. È stato un papa che ha girato tutte le parrocchie di Roma e molti di noi sono cresciuti con lui proprio perché il suo papato ha coperto un’intera generazione”. Una donna partita dall’Umbria insieme al marito col treno delle 5,30 del mattino, confessa: “Noi siamo di Foligno, vicino ad Assisi e Papa Francesco con quel faccione mi era più simpatico del suo predecessore”. E ancora: “Ratzinger mi stava un po' antipatico. Si può dire o si fa peccato? Aveva lo stesso ghigno di mia zia antipatica…”. Al di là delle simpatie e antipatie personali dei singoli fedeli, quel che resterà del papato di Jorge Bergoglio sarà anche il modo in cui ha scelto di vivere la malattia. “Il giorno di Pasquetta, alle 11, ho potuto celebrare subito la prima messa di suffragio per Papa Francesco, un’ora dopo che si era diffusa la notizia della sua morte”, rivela don Roberto, prete di Milano che oggi è riuscito a venire in piazza San Pietro dal momento che in questi giorni si trovava già nel Centro Italia.
“Anche la scelta di andare a impartire la benedizione ìUrbi et Orbi’ è stato un segnale della sua volontà di volersi congedare davanti a tutti per l'ultima volta”, spiega per poi ribadire: “È stato un donarsi totalmente ai fedeli, forse perché aveva capito che era giunta la sua ora”.
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