Vaticano

"Sì, faccio politica". Papa Francesco racconta la propria missione

"Il popolo cristiano deve fare politica", ha spiegato Bergoglio in un libro in uscita, riferendosi a una dimensione sociale estranea ai partiti. Poi l'analisi sul capitalismo: "Quasi passato, oggi prevale la finanza"

"Sì, faccio politica". Papa Francesco racconta la propria missione

Gli immigrati, i gay, l'aborto, i peccati sessuali, gli abusi sui minori. Il potere della finanza e il capitalismo. Ma anche la fede e la spiritualità che fanno sempre alimentate. Papa Francesco raccontato da se stesso, ovvero dalle parole pronunciate in una serie di inedite e periodiche interviste raccolte in quasi dieci anni. Nel nuovo libro "Il Pastore", in uscita in Argentina a firma dei giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, Bergoglio ha affrontato i temi più scottanti d'attualità e ha raccontato il proprio modo di intendere il papato. Al riguardo, rispondendo alle accuse di essere troppo politicizzato, il Pontefice ha spiazzato tutti e ha ribadito l'importanza della dimensione "politica" del cristianesimo.

Papa Francesco e la politica

"Sì, faccio politica. Perché tutti devono fare politica. Il popolo cristiano deve fare politica. Quando leggiamo ciò che disse Gesù, vediamo che era coinvolto nella politica. E cos'è la politica? Uno stile di vita per la polis, per la città. Quello che non faccio io, né dovrebbe fare la Chiesa, è la politica dei partiti. Ma il Vangelo ha una dimensione politica, che è quella di convertire la mentalità sociale, anche religiosa, delle persone", ha affermato Papa Francesco, come riporta l'Ansa in un'anticipazione del libro in uscita. E infatti negli ultimi anni (come anche nel nuovo volume) Bergoglio non si è mai sotratto dal prendere posizioni su temi d'attualità politica. Dai migranti alla famiglia, passando per la difesa del matrimonio, il Pontefiche ha detto la sua. Chissà perché, le sue parole hanno trovato ampia risonanza mediatica solo quando sembravano più vicine alla sensibilità progressista.

L'analisi sul capitalismo

"Il mio programma di governo è quello di eseguire quanto dichiarato dai cardinali nelle congregazioni generali alla vigilia del conclave", ha spiegato il Papa. E quindi rivitalizzare l'annuncio del Vangelo, ridurre il centralismo vaticano, bandire la pedofilia e combattere la "corruzione economica". E proprio sul fronte economico, nel recente libro Bergoglio ha esposto anche una critica al capitalismo. "Preciso anzitutto che tutto ciò che dico è nella dottrina sociale della chiesa. Non condanno il capitalismo. Né sono contro il mercato, ma favorevole a quella che Giovanni Paolo II ha definito 'economia sociale di mercato'", ha spiegato Francesco, sottolineando di concentrarsi preferenzialmente sui poveri perché "è quello che ha fatto Gesù e quello che dice il Vangelo". Secondo il Santo Padre, il problema economico più urgente oggi è "che prevale la finanza". Al riguardo, Bergoglio ha chiosato: "In un certo senso, il capitalismo è quasi una cosa del passato". E la ricchezza - ha sostenuto - "deve essere sempre partecipativa. Se si chiude su se stessa, fa male, o almeno è sterile, non è feconda".

I rapporti Stato-Chiesa

In materia di rapporti Stato-Chiesa, poi, il Papa ha sottolineato che "uno Stato deve essere laico, perché gli Stati confessionali finiscono male. Gli accoppiamenti Chiesa-Stato non funzionano". E non sono mancati riferimenti agli scandali finanziari vaticani. "Siamo stati noi a rilevare l'acquisto sospetto di un immobile a Londra, io mi sono rallegrato perché significa che oggi l'amministrazione vaticana ha le risorse per fare chiarezza sulle cose brutte che accadono all'interno. Ma riconosco che mettere tutto in ordine non è stato facile e che c'è sempre la possibilità che appaia qualche nuova situazione dannosa, anche se è più difficile che si verifichi", ha dichiarato il Pontefice. E ancora: "La Chiesa è santa e peccatrice, come diceva sant'Agostino. La stragrande maggioranza dei suoi membri è sana, ma non si può negare che alcuni ecclesiastici e tanti, direi, falsi 'amici' laici della Chiesa abbiano contribuito ad appropriarsi indebitamente del patrimonio mobile e immobile, non del Vaticano, ma dei fedeli".

Il "testamento" per la Chiesa futura

In un capitolo, poi, Bergoglio ha parlato anche di aspetti più personali riguardanti la spiritualità. "Ho avuto le mie crisi di fede, ma le ho superate con l'aiuto di Dio. In ogni caso, una fede che non ci mette in crisi è una fede in crisi. Così come una fede che non ci fa crescere è una fede che deve crescere", ha detto, approntando anche una sorta di ideale 'testamento' sulla Chiesa che vorrebbe lasciare dopo di sé: "La vicinanza è essenziale. La Chiesa è madre, e io non conosco nessuna mamma 'per corrispondenza'. La madre dà affetto, tocca, bacia, ama.

Quando la Chiesa non è vicina ai suoi figli perché è impegnata in mille cose o comunica con loro attraverso i documenti, è come se una madre comunicasse con i suoi figli per lettera".

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