"La Santa sede risarcisca il broker", la sentenza su Becciu fa tremare il Vaticano

Il tribunale londinese condanna la Chiesa a pagare 1,5 milioni di spese legali. Sbugiardato il Promotore di Giustizia Diddi, accusato da tutti i legali del processo sui fondi vaticani di aver nascosto delle prove

"La Santa sede risarcisca il broker", la sentenza su Becciu fa tremare il Vaticano
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Oltre al danno, la beffa. L'Alta Corte di Giustizia inglese ha condannato la Segreteria di Stato della Santa Sede a pagare al finanziere italo-britannico Raffaele Mincione circa 3,5 milioni di sterline (circa 4,1 milioni di euro), oltre interessi, a titolo di parziale rimborso spese sostenute dallo stesso e dal suo fondo di investimento regolamentato per le false accuse ''di disonestà, frode e cospirazione" avanzate da alti funzionari della Santa Sede nel processo sul palazzo londinese che è già costato la condanna (e l'auto esclusione) dal Conclave di monsignor Angelo Becciu, sulla cui regolarità si sono addensate diverse nubi dopo la pubblicazione sul Domani e sulle Iene di chat e file audio tra il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi che ha istruito il processo e avrebbe imbeccato il supertestimone monsignor Alberto Perlasca, già collaboratore dello stesso Becciu, ingannando così anche il Papa.

La sentenza dello scorso marzo, contrariamente alla lettura dei giornali più "bergogliani", aveva già dato torto alla Santa Sede, ieri l'ha condannata a pagare subito il giudice 1,5 milioni di sterline (circa 1,75 milioni di euro) di spese legali. "A dimostrazione di chi sono i veri vincitori e perdenti di questo triste caso - sottolinea il broker inglese - Per la prima volta, sono anche lieto di condividere l'opinione del Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano, Alessandro Diddi, il quale in passato ha espresso viva soddisfazione per l'esito di questo procedimento in Inghilterra".

Diddi aveva sottostimato l'assoluzione di Mincione per l'uscita della Segreteria di Stato dall'investimento nel 2018 (che avrebbe causato un buco di 200 milioni) preferendo sottolineare solo la condanna per appropriazione indebita "per aver violato un'oscura norma di diritto canonico sulla gestione dei beni ecclesiastici in relazione all'investimento", dicono i legali di Mincione.

Per la serie, la pagliuzza e la trave... Ma per Diddi le cattive notizie non si fermano qui. I legali di Becciu (ma non solo) si sono imbufaliti dopo l'intervista che l'ex avvocato coinvolto nella difesa di alcuni imputati di Mafia Capitale ha concesso al Tg1 sul processo per i fondi della Santa Sede, nella quale ha sostanzialmente detto che il contenuto delle conversazioni tra Diddi, la "papessa" Francesca Chaouqui e Genevieve Ciferri, la donna amica di Perlasca che ha spinto la Chaouqui ad aiutarla a scagionare l'amico, conversazioni omissate a processo in cui si parlerebbe anche del presunto ruolo di Pietro Parolin nella vicenda.

"Riteniamo doveroso intervenire per rispetto della verità e dei valori essenziali delle regole del diritto in relazione alle recenti rivelazioni di documenti inediti ed ai commenti che ne sono conseguiti - scrivono Massimo Bassi, Gian Domenico Caiazza, Cataldo Intrieri, Maria Concetta Marzo, Ester Molinaro, Luigi Panella, Claudio Urciuoli, Francesco Verri, Fabio Viglione, Mario Zanchetti e Andrea Zappalà - chiediamo a Diddi di indicare alle difese degli imputati dove, all’interno degli atti del processo, si possa rintracciare il materiale recentemente diffuso dalla stampa come dallo stesso asserito con sicurezza. "Il Promotore di Giustizia - proseguono - ha dichiarato durante l’intervista andata in onda nella giornata del 29 aprile al TG1 delle 20 che gli audio e le chat pubblicate dalla stampa negli ultimi giorni costituirebbero 'circostanze già note' e che, peraltro, avrebbe fatto emergere egli stesso durante l’istruttoria dibattimentale".

"In realtà - proseguono - l’unica documentazione che è stata acquisita agli atti del processo, in quanto depositata dal Promotore all’udienza del 30 novembre 2022, in occasione dell’esame di Monsignor Alberto Perlasca - sono 8 messaggi WhatsApp (alcuni di essi anche con parti omissate) su un totale di 126 che la dottoressa Ciferri ha inviato al Promotore tra il 26 novembre e il 29 novembre 2022. Invio, dovuto, come affermato dalla Ciferri, al fatto che Perlasca '"...

oggi, sotto l’incalzare delle difese ha fatto, suo malgrado, la figura del testimone non credibile". Insomma, un doppio ko per Diddi e l'ennesimo segnale che quello che avrebbe essere "il processo del secolo" nasconda una verità che nessuno riesce più a occultare.

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