LAbruzzo è stata terra di pastori e tale inerzialmente si conserva nellimmaginario nazionale. Se non molto tempo fa DAnnunzio cantava: «Ora in terra dAbruzzo i miei pastori...», gli attuali politici della regione sembrano vergognarsi di quel passato e vogliono scrollarsi di dosso persino il ricordo di quellodore di pecora e di pecorino. La parola dordine è modernizzare. Che del vecchio Abruzzo non rimanga più niente. Che strade, superstrade ed autostrade lo percorrano per ogni dove fin nei recessi più riposti e preziosi, che si sbudellino boschi millenari, che si sventrino incantevoli altipiani, che lasfalto sfregi preziose chiese, che le pale eoliche sfigurino il paesaggio, che ogni comune progetti di cementificare il litorale con il proprio porto turistico. La straordinaria Piana di Navelli, che incantò per la sua magia Silone, dimenticatela: è morta. Lhanno uccisa lasfalto e il cemento. Allinterno del Parco della Majella, il cuore dei boschi che fasciano i monti che vanno da Roccaraso a Gamberale, a Pizzoferato, al Sangro verrà espiantato per fare posto ad una superstrada. A Sulmona, sul Monte Morrone, proprio accanto alleremo di Celestino V e al tempio di Ercole Curino, si progetta di costruire un «villaggio delle religioni», una sorta di duplicato dell«Italia in miniatura» costituita dalle chiese, sinagoghe e moschee più importanti del mondo.
Ma non è finita. Perché lodore della pecora svanisca per sempre soppiantato dallodore dei motori, vicino a Pescara, verrà costruito un gigantesco «Grand Prix» con shopping mall, gemello di quello del Bahrein e degli Usa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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