La scaletta piastrellata sotto il graffito «Game over» è un tappeto di siringhe, sigarette sventrate e bombolette spray, usate da qualche «artista di strada» improvvisato e poi abbandonate. Qui, sulle immediate alture di Sestri Ponente, in una delle tante crose arrampicate tra le case alle spalle di via San Giovanni Battista, il degrado e l'incuria sono sotto gli occhi di tutti.
Pietra dello scandalo l'antico mulino, costruito a cavallo del Rio Cantarena, o almeno quel che rimane dell'edificio, oggi semi diroccato, sepolto dalla vegetazione e assunto al ruolo di centrale dello spaccio di droga. Vi si accede da via San Giovanni Battista, a pochi isolati da viale Canepa e dalla centralissima via Sestri, oppure da via Giovanni Ambrogio Molfino, sulla sponda ad est del torrente dove, tra i palazzi e le auto parcheggiate una sull'altra, la strada carrozzabile diventa un sentiero pedonale. Una scorciatoia che, valicando il Cantarena, congiunge il quartiere con le case soprastanti la vicinissima via San Giovanni, come la abbreviano gli abitanti. Un sentiero tranquillo, di una tranquillità che ha assunto negli anni i contorni, foschi, dell'abbandono, fino a diventare terra di nessuno e di conseguenza ritrovo per giri non proprio raccomandabili. Intorno al mulino, ex deposito di un'impresa, si ritrovano i tossicodipendenti, una stradina appartata come un'altra diventata zona franca dove condividere il rituale del buco. Arrivano, pitbull al seguito, sempre in orario pre-serale. Qualcuno è riuscito anche a sfondare la più bassa delle finestre dell'edificio, murata con i mattoni, forse per introdursi all'interno. Chi viene qui lo fa per rifornirsi e poi «bucarsi» o per fumare crack. A urlarlo sono le bottiglie abbandonate di ammoniaca, usata per cristallizzare la cocaina in «pietre», e le pipe artigianali nascoste qua e là tra i cespugli in attesa di essere riutilizzate al prossimo giro.
«Negli anni il quartiere è peggiorato», denuncia Emilio Vadora, pensionato e nonno, che vive qui da quasi quarant'anni. A mancare poi sono soprattutto le aree di aggregazione e gli spazi per i bambini. «Per i piccoli è una vera schifezza - continua Vadora - io ho una nipotina di 3 anni: qui, purtroppo, aree gioco non ce ne sono quasi. Il posto più vicino è Villa Rossi, tenuta piuttosto male, oppure via Sestri: lì almeno non passano macchine». Forse sono proprio i desideri di chi abita da sempre nel quartiere ad aver alimentato la schiera infinita di progetti mitologici per la riqualificazione del mulino. Così c'è chi sostiene di aver sentito dire che l'edificio diventerà una libreria, chi un parco giochi per i piccoli, chi un punto di ritrovo per anziani. «Tutte leggende metropolitane - precisa il presidente del municipio Medio Ponente Stefano Bernini - l'area non è comunale ma è in parte proprietà di una società immobiliare che ha già in mente un progetto di riqualificazione».
«L'edificio è composto da due parti - continua Bernini - una più piccola e diroccata di proprietà di un privato, ed un'altra, dove c'è il mulino vero e proprio, acquistata da una società che qui vuole costruire una serie di appartamenti con parcheggio sotterraneo». Forse non proprio quello che si aspettavano i residenti. «Il piano - conclude Bernini - è già passato al vaglio di Provincia, Comune e Sovrintendenza ed è definitivo.
Certo, qualcuno rimarrà deluso, ma si sa: degli scivoli, crescendo, prima o poi ci si stufa. Un appartamento con box annesso, invece, non passa mai di moda.
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