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«Lo vedevo dal benzinaio per dargli la mazzetta»

Accuse, mazzette. Ecco alcuni passaggi delle cinquantatrè pagine dell’ordinanza di arresto di Sandro Frisullo, esponente Pd ed ex vice di Vendola nella giunta regionale pugliese.
Le tangenti? A Frisullo e al politico con l’omissis
Gianpaolo Tarantini mette a verbale: «Con riferimento al pagamento di tangenti preciso che gli unici due politici pugliesi ai quali ho corrisposto tangenti sono Frisullo e (omissis). Ho conosciuto Frisullo attraverso De Santis che, come ho già detto, me lo presentò nel 2006-2007. Frisullo sapeva delle frequentazioni che avevo, delle ragazze che frequentavo, quando il rapporto con lui si intensificò pensai di sfruttare l’opportunità rappresentata dal fatto che lui era assessore e vicepresidente della Giunta, chiedendogli alcuni piaceri in cambio di denaro. Cosa che effettivamente avvenne».
La fornitura «estesa»? Solo una formalità
Ancora Tarantini interrogato dagli inquirenti baresi: «Gli chiesi (a Frisullo, ndr) una estensione per forniture alla Asl di Lecce di una delibera già fatta per il policlinico di Bari per circa 2 milioni di euro, aggiudicata alla Tecnohospital per acquisto di ferri chirurgici fino alla soglia del 40% senza gara, in virtù di una legge regionale (...) Frisullo parlò con Valente (il direttore dell’Asl arrestato ieri, ndr) e mi fece aggiudicare quest’altra fornitura (...) individuai l’Asl di Lecce perché sapevo che Frisullo aveva forti legami con Lecce».
Quei soldi nella busta «consolidano» il rapporto
Tarantini racconta di aver coinvolto un altro imprenditore nel business con il trucco. «A Frisullo presentai Mimmo Marzocca, titolare di una società di archiviazione di cartelle cliniche. Marzocca aveva l’esigenza di concludere una gara con l’Asl di Lecce chiedendo l’ampliamento di una delibera». L’affare va a buon fine. «Marzocca mi promise dei soldi per il mio intervento con Frisullo; mi diede 70-80mila euro in varie tranche da 20-25mila euro l’una. Lui mi dava una busta nella quale c’erano i soldi... A Frisullo consegnai complessivamente 80mila euro trattenendo per me solo 10mila euro (...) a me interessava far dare i soldi a Frisullo per consolidare il rapporto con lui in vista di altri interventi».
I soldi dal conto di Gianpy
(...) Con riferimento alla modalità di consegna del danaro a Frisullo, ogni volta che mi serviva il danaro andavo io alla Carige, agenzia di via Abate Gimma (...) se c’era disponibilità di contante prelevavo i soldi o attraverso il mio conto personale (...) o sul conto di Tecnohospital (...). Attraverso Verdoscia facevo un assegno, a vista o postdatato, lui lo depositava presso la Banca popolare di Novara di viale Unità d’Italia, presso la quale lui aveva il conto».
Appuntamento dal benzinaio
«A Frisullo – mette nero su bianco Tarantini – i soldi li ho dati o nella sua stanza alla Regione o nella sua macchina, a volte messi in busta. Nessuno era a conoscenza di queste tangenti. Spesso ci incontravamo al distributore Q8 a San Giorgio. Lui arrivava con la sua macchina, faceva uscire l’autista della Regione, tale Pippi, e io entravo e gli davo i soldi».
Il vicepresidente? Allergico alle «cimici»
Sempre Tarantini: «Nel periodo in cui ci frequentavamo più intensamente, Frisullo mi diceva di non parlare al telefono o nella sua stanza per timore di intercettazioni. Per altro mi aveva detto di aver trovato una microspia nella sua macchina e mi fece anche vedere dove la stessa era stata posizionata. Inoltre, mi disse che c’era in corso un’indagine dei pm Rossi e Nicastro sugli accreditamenti della Regione in favore di una clinica privata di Ritella a Putignano. Credo che Frisullo avesse saputo dell’indagine dallo stesso Ritella che, mi pare, aveva avuto un avviso di garanzia».
«Sono già qui con il tuo amico»
È la notte tra 3 e 4 settembre 2008. Claudio Tarantini e Frisullo sono a Milano. Per il gip il primo procura una escort al secondo. Tarantini, intercettato, chiede alla ragazza di passare prima dalla sua stanza. Ma è troppo tardi. Monia: «Claudio, guarda che sono dal tuo amico». Claudio T.: «Ah, vabbè». M: «Dove sei?». C: «Ma vieni qui prima». M: «E io sono qua da lui». C: «No, ti volevo parlare prima io un attimo». M: «E come faccio? Sono qua nuda».
Frisullo racconta all’amico: «D’Alema ci mette la faccia»
L’ex vicepresidente viene intercettato con un amico imprenditore il 17 gennaio scorso, mentre parla di politica. Per gli inquirenti è la prova che non si è mai ritirato dalla scena. Parla della «guerriglia» interna al centrosinistra pugliese, tra candidature per le primarie e leadership. Frisullo: «Io non sono in vetrina, ma sono ancora nel negozio, cerco di dare una mano». Romano: «Su questo non avevo dubbi». F.: «...per mettere ordine un po’ sugli scaffali». R.: «Su questo non avevo dubbi, Sandro mio». F.: «Mi dispiace di non potervi dare una mano direttamente, ma per quello che posso fare non sono mai andato fuori, adesso sto a fianco di Boccia... e qui la cosa che tu hai sicuramente messo a fuoco... che qui non c’entra né Boccia né Vendola, qui c’entra D’Alema perché ha messo la sua faccia per fermare prima Michele Emiliano (...

) che pensava di essere il padrone del partito (...) e certo che poi sta mettendo la sua faccia per fermare l’altro sodale di Emiliano, in combutta... guarda, ho letto una cosa, no? La vergogna di quel rimpasto... ma non si ricorda…».
GMC-MMO

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