La vedova allegra torna giovane

La famosa operetta di Lehár - che le grandi dive della lirica vollero interpretare - riproposta stasera dai cantanti della Yale University

Torna sulle scene milanesi La Vedova allegra di Franz Lehár celebrata dai giovani cantanti della Yale University e dall’orchestra Verdi. La «regina delle operette», al suo debutto non ebbe un immediato successo e sulla validità della sua musica vennero, a suo tempo, fatte molte illazioni negative. A partire dal direttore del teatro, Karkzag, in cui venne tenuta a battesimo, l'an-der-Wien il 28 dicembre 1905, il quale ancor prima delle prove esordì: «Questa non è musica». E per l'allestimento vennero procurati costumi e scene di seconda mano. Il successo tiepido della «prima» venne, recita dopo recita, dimenticato fino ad arrivare al trionfo definitivo, un trionfo e una celebrità che non conoscerà confini. Anni fa, nel 1988, l'Australia festeggiò i suoi duecento anni di vita mettendo in scena questo lavoro di Lehár con l'Orchestra dell'Opera d'Australia diretta da Bonynge e con Joan Sutherland come Hanna Glavary. Fu un'edizione faraonica e lussuosa poiché la compagnia petrolifera che la finanziava non badò a spese. Chi, pochi anni fa, seppe ben tratteggiare «La Vedova Allegra» fu il critico Lorenzo Arruga, che, sul programma dell'esecuzione in forma di concerto, al Conservatorio, scrisse: «...è assolutamente escluso che l'operetta voglia farci prendere sul serio le storie che racconta...». O ancora le parole del commediografo polacco Gombrowiz: «L'operetta, nella sua sublime idiozia, nella sua celeste sclerosi, vola sulle ali del canto, della danza, del gesto, della maschera ed è teatro perfetto, perfettamente teatrale». Tutt'ora la musica della Vedova allegra riporta alla decadente dolcezza d'un mondo che non è mai esistito. Ma esiste invece la civiltà dei suoi valzer, la classicità equilibrata dell'orchestra che discende da Mozart e da Schubert, la cauta sobrietà dell'armonia, il richiamo d'un ieri che torna d'attualità. Infine: una cosa è certa, a detta di chi fa musica e teatro: l'operetta di Lehár è un capolavoro di genuina ispirazione. Perfino la leggendaria Adelina Patti volle cantarla.
La prima interprete in Italia fu Adrienne Telma, in arte, Emma Vecla che, nell'aprile del 1907, trionfa al Dal Verme. Dopo la cinquecentesima replica lo stesso Lehár verrà apposta a Milano per abbracciarla. Grandi dive della lirica hanno voluto essere Hanna.

Ricordiamo: Maria Jeritza, Martha Eggerth, Zarah Leander, Beverly Sils, Elizabet Schwarzkopf e, in Italia: Virginia Zeani e Gianna Galli. Cosa occorre, oltre la voce, per interpretare Hanna Glavary? Semplice: essere belle.
La Vedova allegra
stasera ore 20.30
Auditorium in largo Mahler
ingresso: 10-15 euro

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