Elio Veltri, Le toghe rosse, Baldini & Castoldi Editore, 2002, 188 pagine, euro 8,90.
Pagina 9: «Il Capo ha costituito una sorta di consiglio di amministrazione che somiglia a una banda. Per comodità da qui in avanti la chiamerò la banda. (...) Ne fanno parte Fedele Confalonieri, Marcello Dell’Utri, Cesare Previti. (...) Sono loro che sanno. Sanno come il Capo ha messo insieme i primi cento miliardi. Da dove sono arrivati i primi soldi. Sanno dei rapporti politici. Conoscono gli interlocutori. Ma conoscono anche i rapporti inconfessabili e pericolosi».
Pagina 10: «Fedele è la faccia pulita della Banda».
Pagina 11: «Marcello ha tenuto rapporti colti, plebei e malavitosi. È un animale a sangue freddo. Ha le stigmate del sottocapo. Ma nel suo ambiente è un Capo. Comanda con la sola presenza o con un cenno degli occhi».
Pagina 12: «Cesare per la Banda è un male necessario».
Pagina 15: «Il Capo su una cosa non transige: chi diventa socio resta dentro e non esce più. Gliel’ha insegnato Marcello e si è trovato bene».
Pagina 188: «I valori non vi hanno posto, la volgarità dilaga, la moralità pubblica si appanna, il denaro e gli affari diventano valore e metro di misura di tutto. Il Pensiero Unico contagia. Tutto ciò diventa modello di comportamento amplificato oltre misura dalla telecrazia imperante».
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