Roma

«Il Veltroni-bis ha già gettato la maschera»

«A Piazza Augusto Imperatore completeranno lo scempio di Meier»

Marcello Viaggio

Dalla bufera taxi al flop delle Olimpiadi, ai dolori di pancia nelle minigiunte rosse. Chi invocava la tregua, dopo le tre tornate elettorali in tre mesi, è servito: ne discutiamo con il neocapogruppo di An in Campidoglio, Marco Marsilio.
Oggi dovrebbe concludersi la vicenda Angelo Mai, ma gli okkupanti dormono sonni tranquilli. La giunta promette loro una dorata sistemazione...
«Quella dell’Angelo Mai è una vicenda scandalosa. Non siamo in presenza di locali abbandonati che qualcuno cerca di recuperare dal degrado. In via Zingaretti gli okkupanti sono entrati lo stesso giorno in cui hanno appreso dell’acquisizione da parte del Comune per trasferirci il Viscontino, che cadeva a pezzi. Hanno giocato una partita spregiudicata ed arrogante, sapendo che Rifondazione avrebbe fatto fuoco e fiamme in giunta per sostenerli».
Un’okkupazione pilotata, a termine quindi...
«Sì, sapevano dall’inizio che alla fine avrebbero trovato sul piatto qualcosa di appetitoso. Il problema dell’assenza di spazi, però, è il simbolo del fallimento delle politiche giovanili e culturali di Veltroni, e non può essere certo risolto legittimando il racket delle occupazioni illegali».
Gli okkupanti hanno rifiutato l’ex cinema Volturno, l’Antiquarium del Celio, l’ex Fienile all’Appia Antica. Forse si aspettano un immobile di prestigio in centro?
«Un altro scandalo. A guardare l’elenco delle proposte rifiutate c’è da rimanere allibiti. La ricostruzione delle trattative e delle offerte agli occupanti rasenta una confessione di reato. A che titolo, Veltroni e Odevaine dispongono del patrimonio pubblico per assegnarlo senza gara ad abusivi che non hanno altro merito se non quello di aver commesso un illecito entrando in uno stabile comunale?».
Sulle licenze ai taxi non si torna indietro, afferma Bersani. Si rischia un braccio di ferro ad oltranza, il ritorno alle barricate?
«Quello di Prodi è un attacco al lavoro autonomo studiato a tavolino, una vecchia fissazione dello stesso Veltroni. Vogliono far passare l’idea che i comuni venderanno le licenze, che ci sarà più lavoro».
Invece?
«Arriveranno le solite imprese con i soliti grossi capitali, altro che i disoccupati. A Roma ad acquistare le costosissime licenze saranno 4-5 coop rosse che stipendieranno al prezzo più basso possibile lavoratori egiziani, sudamericani...».
Dal concorso per la risistemazione di piazza Augusto Imperatore bandito dal Campidoglio, sono stati scartati architetti del calibro di Portoghesi, Benevolo, Marconi.
«Quest’ultimo in particolare è il maggior esperto al mondo nel restauro dei centri storici. Ma quando la piazza è già segnata dall’Ara Pacis, in stile ultramodernista, è inevitabile. Vincerà uno che farà il verso a Meier e completerà lo scempio».
Una sorta di Las Vegas? D’altra parte è stato l’attuale ministro per i Beni Culturali, Francesco Rutelli, a tracciare il cammino, affidando l’Ara Pacis senza bando.
«E Veltroni completerà l’opera. Avrebbe dovuto avere il coraggio di bloccare tutto. Ora è stato costretto a fare questo concorso dopo le critiche per il metodo con cui è stata affidata a Meier la costruzione del museo dell’Ara Pacis. Ma l’area è già compromessa irrimediabilmente».
Roma e le Olimpiadi 2016. Un bluff elettorale?
«Veltroni in due mesi è passato dal trionfalismo al gettare la spugna. La verità è che per fare le Olimpiadi servono almeno 20 miliardi di euro, che deve impegnarsi a trovare il Governo. Le garanzie Veltroni le deve chiedere a Prodi e non alla Cdl. An è pronta a fare la sua parte, Alemanno sta per portare in Parlamento una mozione di appoggio incondizionato alla candidatura di Roma».
Atmosfera bollente nei municipi. Nel XII disco rosso per i Moderati per Veltroni.
«I moderati, l’Udeur ma anche l’IdV, trovano la strada sbarrata ovunque. La verità è che a Roma 50mila persone hanno votato i Moderati per Veltroni sperando che il sindaco fosse aperto al dialogo con l’elettorato vicino al centrodestra.

Ma ora la sinistra ha gettato la maschera».

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