Veltroni dietro la lavagna: adesso vuole abolire i temi

Tema: «Il candidato premier Walter Veltroni ha promesso che in caso di vittoria smantellerà pezzo per pezzo la scuola ottocentesca. Per prima cosa, abolirà il tema. I ragazzi esprimeranno la creatività in altre forme: romanzo, film, spettacolo teatrale. L’alunno commenti questa notizia».
Svolgimento. Scrivo questo tema con una punta di malinconia, perché so che potrebbe essere l'ultimo. Se vincerà il candidato Veltroni, mi dovrò attrezzare con il romanzo (a proposito: come si fa a scrivere un romanzo su un foglio di protocollo?). In febbrile attesa del risultato elettorale, esprimo subito accordo totale con un collega di partito dello stesso Veltroni, e cioè con il professor Massimo Cacciari. So che magari le sue parole non sono molto ortodosse per un tema in classe, ma con licenza parlando mi sembrano efficaci: «Lasciamo perdere la fantasia e altre puttanate. Così va a finire che gli studenti si montano la testa e magari si sentono tutti Leopardi».
Oltre che sottoscrivere questa opinione, sento però di dover chiarire anche alcune idee personali, come i professori di lettere mi hanno sempre insegnato. Seguo la scaletta che a questo scopo ho preparato.
La prima cosa è questa: mi aspettavo che Veltroni annunciasse di voler smantellare la scuola. E ti pareva che uno come lui si lasciasse scappare l'occasione di fare il pavone con la scuola. Magari crede pure d'essere rivoluzionario: ma non s'è accorto che qui, ogni tre per due, salta su qualcuno fermamente deciso a «cambiare la scuola»? Il risultato lo vediamo tutti i giorni proprio a scuola: presidi in stato confusionale, insegnanti disorientati, studenti un po’ così. Quando appena si comincia a capire qualcosa della nuova riforma, magari pure ad applicarla, ecco subito arrivare un altro tizio che ribalta di nuovo tutto. Io non conto nulla, ma ho un’opinione molto ferma: secondo me, la scuola non ha bisogno di una riforma a ogni legislatura. Ha solo bisogno di tanta dignità, una dignità che le venga riconosciuta nei fatti con rispetto e con sostegno, perché resta pur sempre la colonna portante e fondamentale di qualunque costruzione civile. Se invece diventa anch’essa uno slogan elettorale, se finisce nel tritacarne degli annunci a effetto, non prevedo nulla di buono. Continuerà a essere una specie di circo equestre, dove tutti cercano il numero più ardito o la sparano più grossa, tanto per strappare l'applauso.
E qui veniamo al punto del tema: l'abolizione del tema. Maestro nel solleticare l'applauso, Veltroni la butta lì con fare da stupendo, sicuro di scatenare i facili entusiasmi di tanti giovani, che con la lingua italiana e il ragionamento logico hanno ormai seri problemi. Ecco, proprio di questo si dovrebbe parlare: scrivere un romanzo o un film è sicuramente affascinante, ma credo che queste opere dell’ingegno e della creatività siano possibili soltanto al termine di un lungo viaggio. Prima, servono tanto studio e tanta applicazione. Qui invece siamo al punto che molti studenti, persino quelli che studiano e si impegnano, faticano a scrivere una lettera alla fidanzata o un biglietto d’auguri per la festa della mamma. Già è molto se compongono un Sms sul telefonino. Lo si vede anche tra gli adulti: tanti italiani stimati entrano in crisi quando devono scrivere due righe all'amministratore condominiale, o anche solo un necrologio sul giornale.
Chiedo, allora: siamo sicuri che abolire il tema, cioè l'unica palestra dove ancora si eserciti la difficile disciplina della scrittura, porterà a migliorare la nostra scuola? Il tema, come lo studio in generale, è profondità. È il momento in cui l'uomo-studente spegne il frullatore del mondo, azzerando almeno qualche ora i mille stimoli che ormai lo assaltano, per restare solo con se stesso, per guardarsi dentro e possibilmente per tirarci fuori qualcosa. Se non riusciamo a comporre un tema, a ricomporre il nostro pensiero e il nostro sapere, come si può pensare di improvvisare romanzi e drammi teatrali? Veltroni la fa facile perché pensa alla sua parabola: lui davvero è passato subito al romanzo. Ma non tutti, nella vita, sono nati nella sua famiglia, sotto il suo stellone. Potrebbe capirlo, dovrebbe saperlo.
Allora, se è permesso esprimere anche una vena di polemica in un tema, almeno nell'ultimo tema, concludo dicendo questo: secondo me, il candidato premier sta solo cercando di adattare la scuola a propria immagine e somiglianza. Via il tema, che impone profondità, e dentro le grandi illusioni narcisistiche. Dalla sera alla mattina, tutti romanzieri, registi e drammaturghi. Che ci vuole? È il nuovo che avanza. È la suadente sirena della leggerezza e della superficialità.

Nell'Italia dei Veltroni, se mai ci sarà, non conterà la difficile virtù della profondità. Il candidato leader coltiva un altro sogno. L'Italia sarà una vacua repubblica fondata, come dice il professor Cacciari, «sulle puttanate». Tanto per restare in tema.

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