Emanuela Ronzitti
Quella firma che tutte le parti sociali apposero sul protocollo dintesa «salva centro», dagli ingorghi prodotti dai 2 mila cortei che ogni anno attraversano la Capitale è rimasto lettera morta. Un accordo che venne siglato da tutte le organizzazioni sindacali e dai partiti politici proprio lo scorso 4 maggio 2004 alla presenza del prefetto Achille Serra e che finì per sbiadirsi subito dopo le prime due manifestazioni. In vista di un nuovo autunno caldo, il prefetto è corso ancora una volta ai ripari aprendo nuovamente il tavolo della trattativa per evitare il passaggio indiscriminato dei cortei nei punti più caldi della città, e cioè piazza Venezia e il lungotevere, i punti nevralgici per il traffico romano. A tentare di raddrizzare il tiro su unintesa che è completamente naufragata (soprattutto da parte dei sindacati, che non hanno mai rispettato le regole contenute nel protocollo) cerano anche il sindaco Walter Veltroni e il presidente della provincia Enrico Gasbarra che, armati di buone intenzioni, hanno lanciato proposte alternative ai cortei, per lo più di sinistra, da sottoporre alle parti sociali. La conferma che il patto di garanzia contro i «cortei selvaggi» inon abbia funzionato arriva dalle parole del prefetto Serra che ha ribadito la necessità «di ampliare i consensi e trovare forme alternative ai cortei». «Faremo in modo di incontraci di nuovo entro fine novembre - ha ribadito Serra - per discutere delle possibilità di queste alternative». Con tutta probabilità il protocollo, infatti, per trovare stavolta una reale applicazione conterrà non solo gli otto percorsi alternativi - già decisi con la prima firma - per i cortei, ma anche nuove forme di protesta che dovrebbero limitare gli ingorghi nella Capitale. Una proposta lanciata dal sindaco Veltroni mentre si è appellato anche a «un atto di responsabilità da parte di tutti». In sostanza lidea del sindaco mira a diffondere un nuovo modo di manifestare, puntando a trasformare molte manifestazioni in presidi davanti ai palazzi del governo e con una forte limitazione del numero dei cortei in sfilata per il centro cittadino da indire solo «per gravi situazioni di emergenza davvero politica». «Ho fatto presente» ha aggiunto Veltroni «che un numero così elevato di manifestazioni che bloccano la città vede il Comune di Roma spendere circa 60 milioni di euro di spesa corrente. La vita democratica è fatta anche di manifestazioni e momenti di conflitto. Penso però si possa arrivare ad una forma più articolata e plurale per manifestare». Una soluzione che a detta di molti dovrebbe essere estesa anche alle centinaia di manifestazioni musicali che durante lanno creano enormi disagi ai cittadini, ma che tuttavia trova lappoggio anche dellopposizione.
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