Veltroni non fa partire neanche le biciclette

Quando era sindaco di Roma, il leader Pd aveva promesso di inaugurare il noleggio delle due ruote il 15 gennaio. Il progetto non decolla e chi pedala in centro viene multato

Veltroni non fa partire 
neanche le biciclette

Roma - Rimandato a data da destinarsi. Del «bike sharing» a Roma restano solo gli annunci, sbandierati da mezza amministrazione comunale lo scorso 9 novembre. E le promesse non mantenute dell’allora sindaco Walter Veltroni. Tutto doveva essere pronto per il 15 gennaio di quest’anno: 250 biciclette distribuite tra le 22 postazioni dotate di 300 colonnine con lettore magnetico e sistema di ancoraggio per le bici. Poi il dietro-front dell’assessorato alle politiche ambientali affidato al sito internet ufficiale. Proprio il 15 gennaio scorso si è appreso che il Campidoglio, concludendo la «conferenza dei servizi», definiva la collocazione più idonea per le stazioni di scambio, «in quanto il posizionamento di alcune stazioni si è presentato come un punto di difficoltà» e spiegava che l’entrata in vigore del servizio era stata differita.

Tre settimane fa, era il 24 febbraio, un nuovo annuncio dell’assessore Dario Esposito sulle pagine locali di Repubblica: «Tra un mese i romani avranno 250 biciclette distribuite in 22 posteggi del centro storico, per un totale di 300 colonnine, che con un sistema di card magnetiche potranno essere prese in un punto e lasciate in un altro».

Sta di fatto che a tutt’oggi che il bike sharing avrebbe dovuto partire, il sistema della bicicletta condivisa (già in funzione in Italia a Bologna, Parma e Reggio Emilia) non è ancora decollato, anzi non se ne parla più. Eppure dovrebbero mancare pochi giorni alla sua inaugurazione; invece alcune delle installazioni in costruzione, come ad esempio quella di piazza della Maddalena, sono addirittura sparite negli scorsi giorni. Su 22 postazioni solo cinque hanno l’aspetto di un cantiere in costruzione, quella di piazza di Spagna, di piazza Colonna, di largo Argentina. Delle altre rimangono solo cartelloni, come a piazza delle Cinque Lune, o sono addirittura scomparse.
Un progetto nato male e per giunta partito con due anni di ritardo. Ma i problemi non finiscono qui: oltre alle rastrelliere e alle biciclette, mancano perfino i percorsi ciclabili all’interno del Tridente, la zona del centro storico interessata al servizio della bici condivisa. Un’altra stranezza è stata la decisione di affidare la realizzazione del progetto a una società spagnola, la Cemusa, che lo finanzierà e lo gestirà a proprie spese per i primi sei mesi. Cosa accadrà successivamente non è dato a sapere. Se mai dovesse partire il progetto di «bike sharing», i romani (per ora sono esclusi i turisti e i non residenti) dovrebbero districarsi tra le strade del centro affollate di pullman e macchine, con costi peraltro molto elevati rispetto agli standard italiani. Infatti, dopo aver versato una caparra di 30 euro, necessaria per usufruire del servizio, la prima mezz’ora sarà gratuita, poi un incremento di un euro l’ora, quattro euro l’ora dopo la quarta.
Gran parte del centro storico romano è zona pedonale, le bici non potrebbero circolare. C’è tolleranza, certo, ma non ovunque. A Fontana di Trevi alcuni ciclisti sono stati multati. Il Campidoglio parla di centinaia di chilometri di percorsi ciclabili in città, ma i numeri reali sono ben diversi. La maggior parte dei tratti millantati come piste ciclabili sono percorsi nel verde, ossia strade sterrate dentro ville e parchi come la via Appia Antica, il parco Decima Malafede, il lungomare di Ostia.

Gli altri sono piccoli tratti che vanno da 1 a 3 chilometri, non collegati tra loro. L’unico reale percorso ciclabile è quello del Tevere, 34 chilometri, un tracciato sportivo, coi suoi mille problemi, dal fango per la pioggia e per le piene del fiume, alle baraccopoli abusive.

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