Roma - In epoca romana il tempio di Giano era situato al centro del Foro, ma ora la statua del dio bifronte meriterebbe di essere spostata sulla piazza del Campidoglio al posto del Marc’Aurelio. Ma - vi chiederete - che c’entrano gli antichi romani con l’emergenza nomadi? C’entrano perché il «Walter Veltroni leader del Pd» sta facendo la faccia da duro con i rom, ordinando sgomberi a raffica e abbattimenti di baraccopoli abusive. Il rovescio della medaglia, cioè il «Walter Veltroni sindaco di Roma», è riuscito ad ammansire proprio due giorni fa i suoi alleati comunisti e verdi (che protestavano contro i metodi della task force dei vigili urbani) con le solite promesse sulle politiche dell’inclusione.
Se oggi la presenza massiccia di nomadi - solo a Roma se ne contano almeno ventimila - è diventata una priorità sul fronte della sicurezza, non dipende solo dagli effetti mediatici dell’efferato omicidio di Tor di Quinto. L’illegalità diffusa, che in questi giorni sta facendo scattare la reazione degli abitanti dei quartieri dove i rom si spostano in seguito agli sgomberi, affonda le sue radici in quattordici anni di assoluto lassismo buonista. Dall’elezione a sindaco di Francesco Rutelli, nel 1993, a oggi, le quattro giunte di centrosinistra succedutesi hanno fatto a gara tra loro ad allargare le maglie dell’accoglienza nei confronti dei nomadi e nell’utilizzare i soldi dei contribuenti romani per finanziare iniziative - alcune delle quali davvero strampalate - a favore dei rom. L’elemento che le ha accomunate, nel corso degli anni, è stato l’affidamento diretto (quindi senza bandi pubblici) ad associazioni di volontariato e onlus di servizi vari, come il sostegno post-scolastico per i minori rom oppure i corsi di ricamo per donne nomadi o, ancora i corsi per il riciclaggio dei rifiuti (sic!) destinati ai giovani rom. I mille rivoli dell’utilizzo di denaro pubblico, spesso passato attraverso i municipi, rendono ardua la quantificazione complessiva. Ma nel bilancio capitolino hanno lasciato tracce anche consistenti impegni di spesa (dell’ordine di milioni di euro o miliardi di vecchie lire) per l’allestimento di mega-campi sosta, come quello di Castel Romano, sulla Pontina, o quello di Salone, sulla Collatina. Somme rilevanti sono state anche utilizzate per le operazioni di bonifica, pulizia e derattizzazione delle aree di accoglienza e per i recenti sgomberi; ma anche per la cosiddetta scolarizzazione dei bambini rom (compreso il servizio di scuolabus), senza che mai nessun sindaco o assessore si sia preso la briga di verificare i risultati ottenuti grazie all’impiego di queste risorse.
Tra le tante iniziative originali, ce n’è una che è tornata d’attualità proprio lunedì scorso, in seguito a un controllo della polizia municipale nel campo sosta di via dei Gordiani: gli agenti hanno trovato, oltre alla droga nascosta nei container, anche un reperto archeologico - la testa di una statuetta di epoca romana - sul quale ora la Sovrintendenza sta facendo una perizia. Nel 2003 la giunta Veltroni, con due determinazioni dirigenziali, aveva stanziato 45mila euro a favore dei giovani rom di via dei Gordiani, nell’ambito del progetto denominato «Archeo-nomadi». In sostanza, come spiegavano i documenti capitolini, «alcuni giovani rom hanno mostrato un grande interesse nell’attività di scavo e di ritrovamento dei reperti» in quell’area dove sorgeva l’antica villa dei Gordiani. Ecco perché il Campidoglio aveva pensato di finanziare i corsi destinati ad «assistenti archeologi rom» che, evidentemente, con il passare del tempo e l’acquisizione delle necessarie competenze, si sono presto trasformati in «tombaroli tzigani». L’area in questione, che fino a pochi giorni fa il Comune considerava un «campo modello», era stata al centro dell’attenzione per un altro progetto che aveva sollevato un polverone di polemiche.
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